Il tessuto economico di Messina sta morendo. È l’altro “cadavere” che si aggira tra le pieghe della pandemia globale. Che dopo l’agonia di questi mesi decreterà la fine di tante piccole realtà imprenditoriali e commerciali, botteghe artigiane, negozi. Con una triste predominanza del settore turistico e di tutto l’indotto, spazzato via dalle restrizioni che dovremo ancora a lungo sopportare. In un città come la nostra che vive di turismo, per quanto male assortito e poco implementato, commercio, e di terziario nemmeno tanto avanzato. Insomma è molto probabile ci sarà una desertificazione economica impressionante.
I dati diffusi dalla Camera di commercio sono il bollettino ragionato di questa lenta agonia. Un dato soltanto è emblematico: da gennaio a marzo sono “morte” 833 posizioni di vario genere imprenditoriale, un numero enorme, con un saldo negativo di - 92 rispetto alle “nascite”, cioé le posizioni aperte, le cosiddette “nuove iscrizioni”, che sono state 741. Spiegano tutto molto bene i grafici che pubblichiamo. Se si considerano gli ultimi 6 anni è l’indice più basso in assoluto.
I dati relativi al primo trimestre 2020 sull’andamento economico provinciale secondo la Camera di commercio «già rilevano gli effetti sulle restrizioni seguite in seguito all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Coronavirus». Dall’elaborazione dei dati relativi alle iscrizioni, cessazioni e variazioni di imprese intervenute tra i mesi di gennaio e marzo del 2020, effettuata dall’ufficio Statistica, si evince, infatti, che, nel primo trimestre di quest’anno, la consistenza dell’imprenditoria messinese tra aperture e chiusure di imprese fa registrare un saldo negativo di 92 unità.
«Il dato è drammaticamente destinato a crescere – afferma il presidente della Camera di commercio, Ivo Blandina –, perché le misure introdotte per il contenimento degli effetti della crisi sulla nostra economia sono, evidentemente, insufficienti e tardive. Se non verranno introdotte misure immediate ed efficaci, una vera e propria terapia d’urto, il tracollo delle imprese di alcuni settori, primo fra tutti il turismo, trascinerà anche gli altri comparti in una prospettiva di recessione e desertificazione gravissima, con conseguenze pesantissime sui livelli occupazionali e sui consumi e con preoccupanti riflessi sugli indici di povertà e di disagio sociale. Il continuo monitoraggio dei dati verrà da noi condiviso con tutti gli attori istituzionali per gli indispensabili rimedi correttivi sulla finanza regionale e nazionale, a sostegno del nostro tessuto produttivo».
Ecco i dati, nudi e crudi: da gennaio a marzo 2020, a fronte di 741 nuove iscrizioni, sono state denunciate ben 833 cessazioni (dato al netto delle cancellazioni d’ufficio), che hanno portato lo stock complessivo di imprese a 62.096, di cui attive 45.845.
«Il numero di iscrizioni nel primo trimestre di quest’anno è pari a 741 – precisa la segretaria generale, Paola Sabella – ed è, in valore assoluto, il più basso degli ultimi 6 anni. Quanto è stato posto in essere per contenere la diffusione del Coronavirus non potrà che aggravare la già delicata situazione. Pur se gli effetti ancora non emergono pienamente da questa prima fotografia sull’economia messinese, certamente saranno molto più visibili già dal prossimo trimestre. Un’emergenza economica a cui dobbiamo far fronte immediatamente e che dobbiamo assolutamente circoscrivere per evitare il collasso economico della nostra imprenditoria».
Nei giorni scorsi - conclude la Camera di commercio messinese -, Unioncamere, in collaborazione con InfoCamere, ha realizzato una piattaforma online per aiutare gli imprenditori a districarsi nella marea di provvedimenti, nazionali e regionali, diretti al contenimento della diffusione del virus, raggiungibile all’indirizzo https://ripartireimpresa.unioncamere.it. Siamo sicuri che sarà inondata di richieste. E non soltanto di spiegazioni, ma di aiuto.
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