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Auchan-Conad, chiesta la cassa integrazione per 5mila dipendenti

La vertenza Auchan-Conad torna dirompente sul tavolo di crisi. E caldo si annuncia l’incontro di domani tra azienda e sindacati, dopo che l’azienda ha avanzato richiesta di cassa integrazione per 5.323 dipendenti su un totale di 8.873. La riunione era già prevista per gestire gli 817 tagli stimati nel piano di fusione tra i due colossi della distribuzione organizzata.

Ma la comunicazione inviata da Margherita distribuzione a sindacati e ministero del Lavoro è una doccia fredda che rischia di mettere da subito in salita il negoziato. L’azienda giustifica la richiesta sottolineando che la cassa serve a «dare continuità di reddito nei periodi di ristrutturazione dei negozi, ovvero di cambio insegne e di layout interno». Ed esclude che preluda a nuove aperture di mobilità.

I sindacati non nascondono però la loro irritazione. Per la Filcams Cgil, sulla procedura di richiesta di cassa integrazione ci sono già evidenti criticità e dubbi che «dovranno essere affrontati» con l’impresa il prima possibile: la comunicazione, viene spiegato, aggrega, in un generico 60% di riduzione massima, i dipendenti che dovranno essere sospesi per un intervento di riduzione del costo del lavoro e quelli che invece sappiamo che saranno sospesi per interventi di riduzione della superficie degli ipermercati e quindi in un ambito di riorganizzazione.

Tra i punti vendita citati, sottolinea il sindacato, «ce ne sono alcuni che sono già stati oggetto di passaggio alla rete Conad e non si comprende la competenza che abbia Margherita nell’attivare la cassa"; di contro ne mancano altri che in precedenti incontri, fatti sia a livello nazionale che territoriale, risultava potessero avere criticità».

Il timore è che la cassa nel 2020 sia l’anticamera dei licenziamenti nel 2021. Per Giuseppe Atzori, segretario generale della Fisascat-Cisl Sardegna, «questa vertenza si sta contraddistinguendo per tinte nere, quasi da film horror, per l’atteggiamento chiuso di Conad che al tavolo delle trattativa si rifiuta di dare risposte concrete sul futuro dei lavoratori. Siamo in attesa da mesi della delibera definitiva dell’Antitrust sulle 101 sovrapposizioni, verdetto che porta ulteriore incertezza sul piano di ristrutturazione aziendale che potrebbe vedere Conad dover cedere a terzi i negozi Auchan con ulteriori esuberi».

Gli fa eco Cristiano Ardau, segretario generale della Uiltucs Sardegna: «È l’ennesimo colpo di scena di Conad su un’acquisizione nata male che sta finendo peggio. Il numero dei lavoratori collocati in cassa integrazione», conclude, «è inaccettabile e minerebbe lo stesso buon andamento degli ipermercati».

Per il 2020 Margherita Distribuzione conferma: «nessun licenziamento, solo uscite volontarie e ricollocazione professionale» per la rete degli ipermercati ex Auchan, acquisiti dal gruppo che detiene il marchio Conad. In particolare gli interventi «saranno accompagnati da misure di 'salvaguardia del lavoro', che hanno permesso, sino ad oggi e in pochi mesi, di garantire stabilità, continuità ed un futuro occupazionale a più di 13.000 persone, con il riassorbimento nella sola rete Conad, ad oggi, già di più di 2.500 esuberi».

«Accanto alla ricollocazione, per il 2020, per tutto il personale della rete commerciale ex-Auchan ancora in MD, è
prevista anche l’attivazione di un piano straordinario di uscite su base volontaria ed incentivata, con anche l’accesso dei lavoratori a tutti i trattamenti di sostegno al reddito previsti dalla Legge (Naspi), analogamente a quanto già fatto ed attivato per i Dirigenti - precisa una nota dell’azienda - E’ solo per permettere l’attivazione della misura della Cigs che è stata formalmente avviata la necessaria procedura di legge con l’invio della lettera del 13 Febbraio a cui seguirà anche la lettera per l'apertura della mobilità su base volontaria».

L’Azienda conferma, anche, tutti gli interventi e gli obiettivi che prevedono la «valorizzazione e l’integrazione» della rete commerciale ex-Auchan nella rete Conad ("per la gran parte pari a circa il 60%") o nella rete di altri operatori di
mercato ("per la rimanente parte di circa 40%"), da completare entro la metà del 2020, «tenuto conto anche di quelle che saranno le valutazioni finali sull'operazione da parte dell’Antitrust, previste per la fine di febbraio».

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