Nel settore della distribuzione dei carburanti regna l’anarchia. In città, per alcuni gestori il rispetto delle regole in materia è meno di un optional. Fortunatamente, rappresentano un sottoinsieme rispetto a quello in cui è presente chi rispetta la normativa vigente.
Complessivamente, riporta la Gazzetta del Sud in edicola, 41 impianti su 52 sono in regola; 11, quindi, le “pecore nere” che avrebbero dovuto adeguarsi alla legge. Non lo hanno fatto prima, quando vi era tempo fino al febbraio 2018 e nemmeno successivamente, quando il termine è stato spostato nel mese di agosto.
Ciò a discapito della sicurezza dei cittadini e del corretto comportamento delle altre ditte che hanno speso fior di quattrini per rendere le loro pompe di benzina legali e sicure.
Il Comune avrebbe dovuto istituire un’anagrafe degli impianti con l’elenco degli stabilimenti che dichiarano di essere a norma. Del “vulnus” si sono fatti carico Faib-Confesercenti Messina e Fegica Cisl, con una nota firmata da Stellario Bossa e Antonino Munafò, indirizzata all’amministrazione comunale. .
Il vicesindaco Mondello ha invitato gli assessori competenti ad effettuare le opportune verifiche.
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