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Terremoto Messina 1908: da Conan Doyle a Verga e Capuana. L’omaggio degli scrittori alla città...

Le testimonianze inedite nella rivista “Scilla e Cariddi”

Rara cartolina doppia e quindi panoramica inviata da Messina nel 1916, ma risalente agli anni precedenti. Collezione Cesare Giorgianni
Rara cartolina doppia e quindi panoramica inviata da Messina nel 1916, ma risalente agli anni precedenti. Collezione Cesare Giorgianni

Ricorrendo l’anniversario del 28 dicembre 1908 sfogliamo “Scilla e Cariddi”, notevole pubblicazione dell’Associazione della stampa periodica italiana, a beneficio del patronato Regina Elena per gli orfani del terremoto. Una pubblicazione che giovò non poco, dopo quella catastrofe, a lenire le sofferenze dei feriti, e aiutò i superstiti a vivere dignitosamente una nuova aspra realtà. Salvatore Barzilai, presidente dell’Associazione che quel libro propiziò, segnalò i contenuti in apertura nella prefazione, che consisteva essenzialmente di lettere e d’arte; ovvero delle opere di illustri personaggi e di chiara fama anche ben oltre l’Italia. Ed ancora Barzilai, espresse riconoscenza immutabile a quanti cooperarono al successo di quella iniziativa, che in effetti fu apprezzata ovunque. E grazie ai tanti volumi venduti, i contributi assistenziali si rivelarono preziosi.
Considerare uno ad uno i vari autori delle 159 pagine, non è qui possibile. Si contano 62 letterati e 54 artisti. Un po’ a caso, ma poi non tanto, ne citeremo alcuni. Tre righe soltanto, ma di rilievo, le firmò l’autore di Sherlock Holmes, sir Arthur Conan Doyle, di cui riportiamo la traduzione elaborata gentilmente dal prof. Giuseppe Di Giacomo: “Caro Signore, insieme a tutto il mondo mi addoloro per il disastro che ha colpito l’Italia, ma sono sicuro che col coraggio e l’incrollabile fede dell’Italia riuscirete a risanare il tutto, distinti saluti”.
Da Frédéric Mistral (premio Nobel 1904) a Jean Carrère, (riportiamo direttamente dal francese): “Mio caro Carrère, nella mia tragedia, La Rèeno Jano, ho idealizzato al meglio le antiche relazioni delle Due Sicilie con la Provenza. Nel ricordo di codesta fraternità storica ho inviato all’Associazione della stampa periodica italiana alcuni versi di quella tragedia”. Per esempio, “di quando Cèleusme canta nella galera, navigando tra Cariddi e Scilla”. Ed allora, Le primavere distrutte! Di Luigi Capuana, che così esordiva: “È bastato un minuto, un solo minuto di nefando impeto dell’irragionevole Natura perché tanti promettenti primavere, sorrise dal cielo, dalla terra e dal mare di Messina, fossero annientate per sempre”. Ricorderò, prometteva, “pochi nomi quelli a me cari”. Perciò egli andava sfogliando parecchi volumetti di versi e di prosa, autori poveri giovani ormai sepolti sotto le macerie, e gli pareva di vederseli attorno, di sentirne la voce, di vederne i sorrisi… tra i quali Angelo Toscano, Giuseppe Rino, e Giovanni Trischitta, andato a morire a Catania. Ed ancora, Edoardo Giacomo Boner e Placido Cesareo, “che erano qualcosa assai più di una lieta promessa”.
Luigi Capuana credeva morto Tommaso Cannizzaro, e l’immaginò sepolto nei ruderi della Villa Landi, dove il “poeta multilingue dall’ampio volo lirico abitava nella quasi solitudine della campagna peloritana”: lo pianse, ma il poeta messinese era ben vivo, soltanto non era facile avvicinarlo. Stava a Catania nell’ospedale Vittorio Emanuele, accanto ad una sua figlia ferita… e Capuana, sfogliò ancora quei tali volumetti, “spinto” confessava, “da un’acre religiosa curiosità”, a ricercare in quelle pagine giovanili le pulsazioni febbrili di un tempo, coltivando l’illusione di un resto, di una speranza di vita dei loro autori.
Palesemente incantato, così scrisse Giovanni Verga: “Nello sgomento dell’ora tristissima e dell’immane disastro, quei superstiti messinesi, privi di tutto ma fermi sulle rovine della loro sventurata città, fermi nell’amore del natio luogo, nel coraggio, nel proposito e nella fede che essa risorga, sono un gran conforto, un grande orgoglio pei loro fratelli di ogni terra d’Italia. Viva Messina l’invitta!”.

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Rara cartolina doppia e quindi panoramica inviata da Messina nel 1916, ma risalente agli anni precedenti. Collezione Cesare Giorgianni

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