Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Il giornalista messinese Minoliti presenta "Puskàs, il campione dei due mondi"

L'ex direttore del TG4 ha raccontato, raccogliendo informazioni e contributi, la vita negli anni più tosti del campione ungherese, tra i più forti della storia

Il giornalista Claudio Minoliti, ex vicedirettore del Tg4 e caporedattore di Tgcom, è tornato nella sua città d'origine Messina (alla libreria Bonanzinga)  per presentare il libro "Puskas, il campione dei due mondi", dedicato al talento ungherese, straordinario in campo e con uno storia da brividi fuori: tra guerra, esilio e rifugio in Liguria. "Stiamo parlando di uno dei più grandi campioni della storia del calcio. Un campione protagonista di due squadre leggendarie, come la grande Ungheria e il Real Madrid, e parliamo anche di un campione e di un uomo che ha avuto una vita anche difficile, dovuta alla alla squalifica per essere rimasto passivo in patria dopo l'invasione dei carri armati sovietici a Budapest. Quello che ho provato a fare è stato il racconto di questi due anni in cui Puskás non ha potuto letteralmente giocare, perchè era sotto squalifica. E sono stati anni difficili, complicati. Complicati nel senso autentico del termine. Anni che ha vissuto, per altro, in gran parte in Italia: tra Bordighera, dove ha vissuto a lungo, a Milano e anche a Signa, dove ha fatto un’amichevole incredibile per un giocatore che, a quell’epoca lì, era certamente il più forte giocatore del mondo".

Una storia, quella dell'asso indimenticato, che intreccia sport, politica e storia: "Puskás è stato considerato dall’Ungheria, nel periodo successivo al suo esilio e fino a quando non ha fatto rientro in patria, ma parliamo già degli anni ’90 dopo la caduta del muro, comunque negli anni successivi alla sua fuga dall’Ungheria, non solo un traditore ma anche un disertore a tutti gli effetti perché Puskás, che giocava nella Honved di Budapest, la squadra emanazione dell’esercito ungherese e aveva il grado di colonnello. Puskás, per anni, ebbe il timore che potesse essere letteralmente arrestato". Un episodio che spiega bene questa dinamica: "In una semifinale di Coppa campioni che il Real Madrid giocò vicino alla Germania Est, lui quella partita non la disputò, adducendo un infortunio che in realtà non c’era, perché aveva il timore di poter essere a rapito e arrestato dagli agenti".

Minoliti indica Puskas come esempio per rinforzare il valore sociale del calcio, sport che ha fatto di simboli ed emozioni, oltre a giocate, vittorie, sconfitte e trofei: "Io che a Messina ci sono nato ma, per ragioni professionali, non vivo più qui da cinquantacinque anni, so perfettamente cosa significhi Il Celeste per Messina. Il Celeste fa parte della cultura, non solo calcistica, della città e sono quei luoghi simbolo, come ci sono dei campioni simbolo, come lo è stato e lo è Totò Schillaci, che è mancato da poco. Il calcio non è soltanto 22 persone in braghe corte che corrono in un rettangolo verde. Il calcio è oltre altre cose, incide sulla società, ha un valore che non è solo sportivo".

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia