Standing ovation per Angelo Branduardi ieri sera nel concerto “Confessioni di un malandrino” in scena al Palaculura Antonello e promosso dall’Accademia Filarmonica di Messina , che registra il terzo sold out dopo l’evento con Nicola Piovani e il gospel natalizio. Applauditissimo il maestro Branduardi che si è esibito con il musicista Fabio Valdemarin in brani molto amati e brani meno conosciuti, senza dimenticare i suoi classici. “Siamo qui dentro la magia, la storia, la visione mistica della musica , nel giardino incantato, perché il teatro si sollevi un metro da terra ” ha introdotto così Angelo Branduardi il concerto messinese e da trovatore e poeta, ha fatto entrare gli spettatori nel suo viaggio nella musica che lui considera un rapimento, l’arte più astratta e pura vicina all’Assoluto , cammino incessante di ricerca spirituale. “ Siamo qua non per cercare l’impatto, l’ effetto scenico, meno c’è più c’è “. Ed è stato così, un concerto essenziale, puro, interamente acustico accompagnato da una liturgia di gesti gentili come abbracciare la chitarra, tenere stretto e poi riporre il violino, lo strumento che ha condotto la sua vita per mano , dal primo regalatogli dal padre a 5 anni fino a quello con cui ancora incanta il pubblico da virtuoso. Ha cantato rigorosamente a memoria i brani che attinge al repertorio che va dal medioevo al rinascimento, di musica colta e popolare europea soprattutto anglosassone con sonorità affini al suo universo e al suo raffinato linguaggio. Il maestro è stato accompagnato ieri dal musicista talentuoso e versatile Fabio Valdemarin, polistrumentista, che ha suonato il pianoforte a coda, le tastiere, le chitarre, la fisarmonica. In programma brani tratti dalla raccolta Futuro Antico , pezzi dall’album su San Francesco, L’infinitamente Piccolo, Angus il vagabondo tratto dall’iconico Branduardi canta Yeats, con 10 canzoni tratte dalle poesie dell’ irlandese premio Nobel William Yeats che “nelle forme semplici delle sue liriche esprime grandezza e tensione mistica”; Il primo aprile 1965, le poetiche La giostra, La favola degli aironi, Sotto il tiglio; soavi canzoni d’amore, una mai eseguita dal vivo “Benvenuta donna mia”, Rosa di Galilea “la storia di un piccolo miracolo”, il celebre Geordy e per chiudere il titolo che apre il concerto, la canzone “Confessioni di un malandrino”. Come bis, dopo un lunghissimo e sentito applauso, due pezzi memorabili: Alla fiera dell’Est diventata patrimonio collettivo, tratta dal un canto ebraico della Pasqua e La pulce d’acqua, ballata intrepretata con precisione di tocco musicale e immensa sensibilità d’ animo.