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Il messinese Giampiero Cicciò e l’arte di far crescere il teatro giovane

Non si tratta soltanto di “farlo”, il teatro, da bravissimo attore e originale regista, ma proprio di farlo crescere, come progetto collettivo di cui la comunità ha un estremo bisogno, a partire dalle compagnie giovani in cerca di spazio e opportunità, soprattutto dopo la terribile pausa degli anni della pandemia, che nei settori dell’arte dello spettacolo ha colpito durissimo. E per questo oggi a Roma, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, sarà premiato il messinese Giampiero Cicciò. Il progetto di cui è ideatore e direttore artistico, «Strade Diverse Festival», è risultato vincitore nella sezione Teatro dell’iniziativa del Comune di Roma «Generazione Cinema e Teatro». La sezione Cinema è stata vinta da Fabrique du Cinéma, nato nel 2011 come evento organizzato da giovani lavoratori del cinema e poi diventata un’importante rivista di settore.

Cicciò riceverà un riconoscimento per il suo impegno nello scoprire e valorizzare giovani talenti dello spettacolo dal vivo, attraverso le due manifestazioni di cui è direttore artistico a Roma: «Festival inDivenire» e, appunto, «Strade Diverse Festival», organizzato dall’associazione teatrale culturale Saltimbanco. L’attore e regista presenterà le sette compagnie che hanno partecipato alla prima edizione del Festival, andata in scena nello Spazio Diamante di Roma nel dicembre scorso.

I progetti in gara – con registi e attori tutti under 35 – sono stati selezionati soprattutto per gli argomenti affrontati e la qualità dei testi, sulla scorta della visione d’una società accogliente, che contrasta muri e pregiudizi e mette sempre al centro l’umanità. Tre delle giovani compagnie teatrali sono risultate vincitrici (in giuria, oltre a Cicciò, Annalisa Canfora, Gianni Guardigli e Luciano Melchionna): «Memorie di un dissociato» scritto, diretto e interpretato da Matteo Bergamo; «Futtifuttitinni ma non ti fari futtiri», scritto da Tommaso D’Alia, Valerio Castriziani, Giovanna Malaponti, regia Tommaso D’Alia, con Valerio Castriziani e Tommaso D’Alia; «Le nostre folli capriole nel sole», scritto e interpretato da Iulia Bonagura ed Emanuele Baroni, che ha curato la regia. Bellissimi progetti, che hanno avuto col Festival la loro giusta opportunità.

Ma Cicciò, intanto, continua con la sua prima, e fondamentale, passione: calcare il palcoscenico, secondo gli insegnamenti dei suoi maestri.

«Ho debuttato – ci ha detto – al Teatro Argentina il 9 febbraio scorso con “L’Albergo dei poveri” di Gor'kij, nella riduzione teatrale curata da Emanuele Trevi e con la regia di Massimo Popolizio, che ha costruito uno spettacolo magnifico, commovente, con un filo rosso di comicità amara. A marzo ci sposteremo al Piccolo Teatro di Milano per tre settimane, poi due settimane al Mercadante di Napoli e a fine aprile una settimana al Donizetti di Bergamo. È un’esperienza molto importante per me, la stoffa di Popolizio, attore storico di Luca Ronconi, mi ricorda quella dei grandi maestri con i quali ho lavorato da giovanissimo dopo la Bottega di Gassman. E penso soprattutto a quel genio che era Giancarlo Cobelli».

Ma poi toccherà all’altra “creatura” di cui è direttore artistico: «A maggio, allo Spazio Diamante di Roma, si terrà la quinta edizione del Festival inDivenire: il progetto di Alessandro Longobardi, direttore artistico a Roma del Teatro Brancaccio, della Sala Umberto e dello Spazio Diamante, che mi ha affidato la direzione artistica. Il riconoscimento che riceverò in Campidoglio è anche suo. È grazie a lui se con questo festival posso dare visibilità ai talenti teatrali che cercano una vetrina».

Perché un nuovo fermento, dopo gli anni duri della pandemia, sembra accendere il teatro: «I dati SIAE sono incoraggianti – conclude Cicciò – sullo sbigliettamento nei teatri, e le grosse produzioni sono ripartite bene. Io per esempio, subito dopo il picco della pandemia ho curato la regia di “Molto rumore per nulla” al Teatro di Messina ed è stato un bel successo di pubblico. Dopo i faticosi confinamenti in casa, le persone si sono fiondate a teatro. Il problema sono le piccole e giovani compagnie, quelle sì che faticano ancora. Ce ne sono di molto talentuose e io con il mio lavoro di direttore artistico a Roma faccio il possibile per dare loro un’opportunità».
Evviva il teatro dei giovani.

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