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Principato: "È vergognoso che la Vara e i Giganti continuino a stare lì"

L’architetto evidenzia le condizioni indecorose del deposito di via Catania

«Lungi da me qualsiasi vis polemica in merito alla vicenda dei Giganti che sono rientrati da piazza Unione europea dove era prevista la loro permanenza fino al 30 settembre a beneficio dei croceristi. Ma desidero replicare all’assessore alla Cultura e al Turismo Enzo Caruso, dal momento che ha fatto il mio nome nell’articolo pubblicato sulla “Gazzetta del Sud”». A intervenire è l’architetto Nino Principato, il quale intende precisare un aspetto in particolare: «Il problema non è l’esposizione dei Giganti per 30 giorni a beneficio dei croceristi, il vero problema, e anche grave, è quello del deposito indecoroso, fatiscente e degradato di via Catania dove sia i Giganti che il “cippo” della Vara vengono abbandonati, sottratti per un anno alla fruizione di visitatori e turisti. Un deposito con una tettoia precaria e instabile che certamente non può garantire la totale protezione dagli agenti atmosferici, umidità, vento, smog. E allora chiederei al prof. Enzo Caruso, cosa ha fatto lui (visto che ha le deleghe alla Cultura e al Turismo) in quattro anni di assessore al ramo col sindaco De Luca e un anno con l’attuale sindaco Basille per porre fine a questo sconcio? Che senso ha tenerli esposti in piazza Unione Europea per 30 giorni per poi occultarli, dimenticati e abbandonati nel deposito di via Catania? Questo il vero, unico problema, altro che l’esposizione dei Giganti a beneficio dei croceristi».
Principato chiede anche il motivo per il quale «non si riesce a realizzare un “Museo delle machine festive”? A partire dal 2007 io, da dipendente comunale, redassi il relativo progetto, quasi esecutivo, su incarico dell’Amministrazione dell’epoca, progetto che rimase sulla carta fino alla sindacatura Accorinti, quando era assessore l’etnoantropologo Sergio Todesco. Su suo incarico, rivisitai il progetto perché era intervenuto un accordo con la Nobile Arciconfraternita di San Basilio degli Azzurri per realizzarlo nell’area retrostante al Monte di Pietà, con una convenzione di comodato d’uso fra il Comune e l’Arciconfraternita. Purtroppo l’accordo non ebbe seguito e non se ne fece nulla. Dopo l’amministrazione De Luca che subentrò a quella di Accorinti e quella attuale di Basile, del mio progetto non se ne parlò e non se ne parla più. Un progetto di Museo che può essere benissimo realizzato, oggi, nella vasta area-deposito comunale in via Catania. Messina, tra l’altro, possiede il più alto e antico numero di “Machine Festive” in Italia, considerando anche come tali le “Varette” processionali del Venerdì Santo, il “Vascelluzzo” d’argento del “Corpus Domini”, il “Ferculum” argenteo del Casale di Camaro (che avrebbero fatto parte del circuito museale del progettato Museo con modellini, foto, stampe ed altra documentazione iconografica e documentaria). Un Museo di questo tipo che, rappresentando un unicum nel suo genere in Europa, avrebbe consentito di conseguire risultati di grande spessore culturale che si sarebbero tradotti in un notevole miglioramento dell’immagine di Messina, in un sensibile incremento del turismo culturale. Un Museo che avrebbe consentito anche la giusta valorizzazione di queste originali e antiche testimonianze della storia messinese, “Genius Loci” della città e a ben diritto considerati preziosi e insostituibili Beni culturali».

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