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I ponti in musica di Garrett: sbarca a Taormina il violinista rock, ospite Matteo Bocelli. L'intervista

Il compositore presenta oggi la sua biografia, domenica il concerto. Sarà per la prima volta al Teatro antico con il suo Trio classico

Lui, al contrario di quanto avviene in Sicilia, i ponti li sa costruire. E anche più d’uno. Per esempio, ha creato un ponte tra Bach e i Metallica, tra Vivaldi e gli U2 – pensate a «Le quattro stagioni» che virano verso «Vertigo» - Beethoven e i Nirvana. Creatività, istinto, coraggio talento certo non mancano a David Garrett, nome d’arte di David Christian Bongartz, violinista e compositore tedesco-statunitense, entrato nel Guinness dei primati per aver eseguito «Il volo del calabrone» di Rimskij-Korsakov in un minuto e sei secondi.

Ah, ha sfilato anche come modello: Armani e Klein non si sono lasciati sfuggire i suoi centonovanta centimetri, i suoi capelli al vento e il suo fisico da rockstar e lo hanno lanciato in passerella. Ed è stato anche tentato dal cinema, dove ha interpretato il ruolo di Niccolò Paganini nel film «Il violinista del diavolo».

Lo vedrete passeggiare per Taormina, dove oggi (piazza IX aprile, ore 19) presenterà in anteprima la sua biografia «Se solo sapeste», in cui svela il cammino, a tratti arduo, da lui percorso da enfant prodige ad artista adulto di successo, mentre domani riceverà il Taobuk Award e si esibirà con il soprano Carmen Giannattasio e con l’Orchestra Sinfonica del Teatro Massimo Bellini di Catania, diretta dal maestro Gianna Fratta. Domenica suonerà al Teatro Antico, facendo debuttare il suo «David Garrett Trio Iconic tour», dall’omonimo album pubblicato da Deutsche Grammophon a fine 2022, nell’anteprima dei sei concerti che lo porteranno in giro per l’Italia.

Garrett, la sua passione per la musica è nata molto presto…
«Sì, già da piccolo ascoltavo musica, soprattutto i dischi classici di mio padre: li trovavo affascinanti. Sapevo di voler suonare - ammette -. A quattro anni ho ricevuto il primo violino».

Un bambino prodigio: a dieci anni ha debuttato in palcoscenico con la Hamburg Philharmonic, a tredici è diventato il più giovane artista ad avere un contratto in tasca con la Deutsche Grammophon. Poi, a diciotto, ha deciso di cambiare aria: ecco gli States e la Juilliard School di New York. Come è nata l’idea di mixare stili, dal classico al pop-rock?
«Se sai suonare bene il violino, perché no? Nei secoli scorsi lo facevano anche alcuni virtuosi di questo strumento. Da adolescente ho iniziato ad ascoltare Nirvana e Guns’ n’ Roses per non sentirmi escluso e, quando sul mio percorso ho intercettato il crossover, sono diventato noto perché piaccio a un pubblico variegato, di giovani e di anziani, i primi attratti dal rock, i secondi dal classico. L’importante è bilanciare gli stili e mantenere credibilità».

A neppure quarantatré anni, non è ancora troppo giovane per i bilanci di un’autobiografia?
«La mia vita è piena di storie, di racconti, di momenti diversi. Ho fatto delle scelte, ho lavorato duramente, andando a concerti, studiando gli artisti che per me sono stati d’ispirazione, suonando con grandi musicisti, prendendomi cura delle persone che mi seguono. E mi sono fatto carico di processi creativi importanti, che mi hanno permesso di crescere ed evolvere artisticamente».

Dedizione totale alla musica. Ne è valsa la pena?
«Assolutamente sì, non cambierei nulla».

Conosce il Teatro antico di Taormina?
«È la prima volta che suono a Taormina. Sono molto eccitato all’idea, perché il luogo è magico, perché avrò un’orchestra straordinaria e il mio speciale “trio classico”: io al violino, Franck van der Heijden alla chitarra e Rogier van Wegberg al basso. Sotto le stelle, vicino all’acqua del mare e a una montagna come l’Etna. Mi sembra il posto più bello al mondo».

Come immagina la sua performance di domenica sera?
«Porterò un programma classico, ci saranno grandi melodie e anche pezzi legati all’Italia. Credo che il pubblico apprezzerà. E poi una sorpresa: l’esibizione di Matteo Bocelli. Lui è un amico. Sarà una serata di grande arte e comunicazione, risponderò a domande della band e del pubblico».

Lei ama il cibo italiano, il popolo italiano, l’architettura italiana. È vero che ha anche un violino italiano?
«Sì. Il mio Guarneri “Baltic” del 1731, strumento davvero molto ma molto costoso».

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