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Granata neo direttore del Teatro Greco di Tindari: "Quando tutto va male... ripartire dai classici"

Nel sito archeologico, che è anche romano, proporrà le commedie latine

Tindaro Granata. In questi giorni è impegnato a Prato come attore

Da mercoledì Tindaro Granata è, su incarico del Comune di Patti, il nuovo direttore artistico del Teatro greco di Tindari. Per una singolare coincidenza, venti anni fa, in un altro 1° dicembre aveva cominciato la sua carriera in teatro facendo un provino con Massimo Ranieri. In questi giorni è impegnato a Prato come attore della produzione del Piccolo Teatro di Milano “Macbeth. Le cose nascoste”. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

Un incarico di prestigio nel luogo dove sei nato e cresciuto e da dove sei partito per diventare l'attore, autore e regista che sei: è un’emozione speciale?
«Sì, è una doppia responsabilità perché dovrò rapportarmi con i miei concittadini dimostrando che il tempo passato fuori casa mi ha fatto crescere in modo diverso da loro e dunque sarà uno scambio di esperienze».

Qual è il tuo rapporto con la classicità? E come lo svilupperai a Tindari?
«Quando tutto va male bisogna ripartire dall'inizio; farlo dai classici è una salvezza oltre che un dovere. A Tindari vorrei sviluppare qualcosa di diverso: le tragedie vengono fatte a Siracusa, a Segesta e in altri teatri greci come il nostro, ma noi siamo anche un sito archeologico romano e mi piacerebbe specializzarci in commedie latine».

Vuoi contemperare teatro classico e teatro contemporaneo?
«Cercherò di ospitare il buon Teatro, che di per sé non ha definizioni di genere, ma in questo primo mandato dividerò la stagione in sezioni, per argomentazioni. Una sarà dedicata, laicamente, alla figura della Madonna Nera, un’altra agli autori senza tempo come Goldoni, Cechov, Shakespeare; una terza sarà per autori contemporanei, possibilmente giovanissimi. Voglio puntare sul nuovo linguaggio drammaturgico che esiste ed è prolifico».

Come pensi di utilizzare gli spazi del parco archeologico?
«Ci sono già diverse realtà in essere: Teatro dei Due mari, Indigeno Festival e Tindari Teatro giovani, che manterrò e alle quali darò ascolto per una collaborazione amichevole. Utilizzeremo tutti gli spazi del Parco in funzione dei progetti che presenteremo. Posso anticipare che avremo una nuova locazione, mai usata fino a oggi: la parte inferiore della casa romana, grazie alla direzione del Parco Archeologico».

Quali rapporti pensi di instaurare con i teatranti professionisti del territorio?
«Chiederò a tutti, cittadini e cittadine del mio paese, di aiutarmi, non solo ai professionisti dello spettacolo. Farò diversi incontri con le associazioni del territorio e con ognuno mi confronterò rispetto a come potrebbero contribuire. Vorrei istituire la bella usanza di fare doni a ogni artista che viene a Tindari: regalare olio di casa, piatti di ceramica, pane fatto in casa, provole, salumi, pizzi e merletti, insomma donare la nostra storia artigianale attraverso la quale si è espressa l'arte dei più poveri che ci ha fatto diventare ricchi di tradizioni e significato. Siamo figli di grandi civiltà, non possiamo cancellare tutto con il vivere social, veloce e superficiale!».

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