Messina
Tutta la verità, a cuore aperto. Per spazzare via chiacchiere e polemiche e prepararsi a ricominciare. A casa sua, nella città che ha sempre amato e che vuole continuare ad amare, da vicino. «Non ho mai spostato la residenza, l’ho sempre mantenuta a Messina, qualcosa vorrà pur dire». Parla a ruota libera Lorenzo Crespi. Parla senza filtri, per raccontare, spiegare, chiarire le vicende che sono esplose negli ultimi anni e che lo hanno fatto finire sui giornali per fatti che poco o nulla avevano a che vedere con il suo talento. Parla, prima di tutto, della sua Messina.
«Non vedo l’ora di tornare, mi manca troppo, e mi manca sempre. Se chiudo gli occhi sento il sapore del cibo messinese e gli odori della città. Ogni volta che scendo dalla nave, mi inginocchio e bacio l’asfalto. È la mia casa e lo sarà sempre». Eppure qualche anno fa alcune sue dichiarazioni lasciarono pensare cose diverse. «Io ero arrabbiato, non avevo certo smesso di amare la città. Mi ha fatto male la storia del presunto tentativo di suicidio: ero in gran forma in quel periodo, stavo bene, mi preparavo per un nuovo progetto. Qualcuno interpretò a modo suo un mio messaggio su Facebook che era dedicato a una ragazza di Roma con cui avevo avuto una relazione. Citavo Morricone, pensavano volessi farla finita e mi mandarono la polizia a casa solo perché avevo spento il telefono. E poi mi ha fatto male non avere giustizia quando fui assolto con per la vicenda della rissa con i camionisti a Villa San Giovanni: dopo l’arresto mi hanno sbattuto in prima pagina su tutti i giornali, ma quando la vicenda fu chiarita nessuno mi diede lo stesso spazio. E, soprattutto, mi ha fatto male trovarmi solo quando mi sono ammalato».
A proposito della malattia… come sta oggi?
«Sempre male, purtroppo. Come ho già detto tante volte, il mio è un problema congenito ai polmoni. Sono delle bolle che si formano sulle quali non è possibile intervenire. Mi ci vorrebbero due polmoni nuovi».
Quindi aspetta un trapianto?
«Guardi, quando sono stato male non mi hanno portato neppure una siringa. Si figuri se posso aspettarmi qualcosa. Eppure io nel tempo ho cercato sempre di dare tutto ciò che potevo ad amici e conoscenti. Quando tornavo a Messina erano in tanti a chiedermi una mano, e ho sempre aperto la mia porta a tutti. In pochi, però, si sono preoccupati anche solo di chiedermi come stavo. Per questo ci sono rimasto male».
Qualche amico, però, le è stato accanto...
«In verità io di amici ne ho tantissimi. Molti li ho persi, a cominciare dai compagni di scuola, ma molti altri mi sono rimasti. Io sono cresciuto in giro per la città. Con mia madre abitavo in centro, in via 24 Maggio. Quando avevo 17 anni ci siamo trasferiti a Santa Margherita, ma la mia vita è trascorsa in molte zone. Giocavo a calcio, ero anche piuttosto bravo, e giocavo in strada, spesso nei quartieri considerati più difficili. Ecco, paradossalmente i ragazzini di quei quartieri sono gli uomini con cui sono rimasto in rapporti oggi. Alcuni hanno preso strade sbagliate, altri invece sono diventati poliziotti o carabinieri. Io conservo l’affetto per tutti».
Affetto ricambiato, a giudicare dai commenti e dai dati di ascolto delle trasmissioni di cui è stato ospite in queste settimane.
«Mi arrivano ogni giorno decine di messaggi. Continuo a sentire la stessa vicinanza di quando facevo un film al mese e questo non può che farmi piacere».
In totale sono 22 i film in cui ha recitato. Ce n’è uno a cui è più legato?
«Mi viene in mente “Porzus”, che mi fece vincere il Globo d’Oro, ma è difficile scegliere, perché i film che ho fatto mi piacciono tutti, ognuno per motivi diversi».
Ma com’è iniziata questa avventura?
«Era come se il cinema mi stesse cercando. C’erano solo i belli e i brutti, sul grande schermo. Quelli che potevano fare i buoni e quelli che potevano fare i cattivi. Io potevo fare tutte e due le cose e infatti così è accaduto. Anche per questo all’inizio lavoravo tantissimo. Nei primi due anni di carriera ho girato sei film. Praticamente, non mi fermavo per più di due o tre giorni prima di ricominciare. È stato un periodo incredibile».
E poi? Cosa è successo?
«Le cose non sono andate tutte come dovevano, in questo mondo può succedere. E poi c’è stata la vicenda di Gente di Mare, con tutte le sue conseguenze. Ora finalmente su questa storia sta venendo fuori la verità».
Più che al cinema, però, adesso pensa alla politica. Torna a Messina per un progetto ben preciso.
«Da alcuni anni sono vicino a Forza Nuova, in città apriremo una sede e io farò il segretario. Ma non torno per le amministrative, l’appuntamento è troppo vicino. E io voglio portare avanti progetti, non venire a cercare poltrone. Il primo sarebbe quello di creare nuovi spazi di aggregazione per bambini. Mancano i parchi, le piazze. Mancano luoghi per crescere. E poi io credo nel progetto nazionale e nelle idee che mi ha tramandato mio nonno, che si chiamava proprio come me: Vincenzo Leopizzi. Ha fatto la marcia su Roma, è stato in guerra. Io sono l’unico nipote maschio. Anzi, vorrei anche ritrovare il mio nome. Vincenzo. Enzo. Come mo chiamavano una volta. In fondo, neppure avrei voluto cambiarlo. Al cinema non era certo il nome a fare la differenza».
Lo ha fatto il suo talento. Più forte anche di un carattere che gli amici definiscono “particolare”?
«Sicuramente lo è. Ma meno male! Pensi se fossi stati uno di quei noiosi senza carattere. Dite che mi devono saper prendere? Vero, come tutti. Ma perché sono uno che dice sempre ciò che pensa. E poi non mi piacciono quelle persone che si fingono amiche di tutti. Gli amici di tutti sono amici di nessuno. E solitamente non hanno carattere».
Cosa farà una volta arrivato a Messina?
«Andrò a pescare. Il medico mi ha detto che devo respirare aria di mare, ma non posso ancora riprendere ad allenarmi come vorrei. Dunque, imparerò a godermi il relax in spiaggia. Anche se non sono un esperto di pesca».
E poi?
«Presenterò il progetto politico, che non nasconde razzismo né violenza. Porterò pace, sorrisi e amore per la nazione, per la terra in cui viviamo, per la gente».
E al cinema? Non ci pensa più?
«Guardo ancora tanti film, anche se non guardo più il cinema italiano. Non mi piace».
Magari però ha già pronto qualche progetto…
«Sì, quello di tornare a casa. Perché ho nostalgia, perché voglio stare accanto a mia madre e per iniziare questo nuovo percorso».
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