C’è chi al futuro affida sogni e speranze, c’è chi lo ipoteca con talento ed eccellenza e la storia che stiamo per raccontarvi è una di queste. Il bel racconto parte proprio da Messina, dove è nato diciassette anni fa (diciotto a giugno) Davide Riccardo, unico italiano che farà presto parte della compagnia del New York City Ballet, dopo essere stato ammesso all’America School Ballet, cioè l’Accademia di danza fondata negli Stati Uniti da George Balanchine, la sola che può dare accesso ad una delle compagnie di danza più prestigiose del mondo.
La storia, dicevamo, inizia a Messina, con Davide che, a 5 anni, si appassiona a “Paso Adelante”, una serie tv spagnola ambientata in una scuola di danza. Davide ripete i passi dei ballerini in maniera così precisa da destare l’attenzione della zia. Mamma Rosita si convince ad assecondare la passione del figlio, certa che, dopo un paio di lezioni, l’entusiasmo si smorzerà, ma Emma Prioli, che ha avviato alla danza intere generazioni di messinesi, sa riconoscere doti naturali e talento anche nei passi di un bimbo e prende Davide sotto la propria ala protettrice. A Messina Davide rimane fino alle medie, poi la sua stessa insegnante convince mamma Rosita che un ragazzo così promettente deve maturare in un contesto diverso. Così Davide, dopo un’audizione alla scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma, nella quale si presentano in 60 e ne passano 3, viene ammesso al IV corso, dove è l’allievo più giovane.
Frequenta contemporaneamente il liceo classico e per coprire le distanze “romane” senza perdere tempo la mattina, quando esce dalla casa di amici di famiglia dai quali è ospitato, spesso sotto i vestiti di scuola indossa già quelli della danza. Ma dopo tre anni anche Roma comincia ad andargli stretta e così Davide manda una mail all’American School Ballet, chiedendo di poter fare un’audizione privata. Le severe regole della scuola, tuttavia, non lo consentono, visto che sono già concluse le preselezioni, alle quali ogni anno si presentano circa 3000 persone, delle quali solo il 10% circa viene ammesso allo stage estivo, al termine del quale in 15 vengono invitati a fare il corso vero e proprio.
«Non mi sono arreso – ci dice Davide – e ho chiesto se potevo mandare un video». E, anche questa del video è una storia niente male: «Se sei ammesso al Teatro dell’Opera non puoi fare audizioni per nessun altro posto del mondo. Per realizzare il filmato sono andato nella sala prove alle 7 del mattino, praticamente con le donne delle pulizie, mentre un mio compagno di danza realizzava il video».
Certo è che il filmato impressiona il corpo docenti dell’American Ballet, che invita Davide al Lincon Center per una lezione. Questa volta a New York Davide arriva con mamma e fratelli, e, senza passare dallo stage estivo, viene ammesso direttamente alla scuola e gli viene addirittura attribuita una borsa di studio all included, che comprende vitto, alloggio, corso di danza e possibilità di frequentare un liceo privato, dove Davide finisce i suoi studi scolastici.
L’anno prossimo Davide completerà il suo percorso all’interno dell’American Ballet, ma già da ora Peter Martins, successore di Balanchine e direttore del New York City Ballet, gli ha comunicato che, al termine dei corsi, entrerà a far parte della Compagnia, primo italiano ad aver mai avuto questo privilegio.
Del resto, caso unico, quest’anno, al saggio finale della scuola, che si svolgerà al Lincon Center, dal 2 al 5 giugno, Davide sarà primo ballerino in tutti e tre i balletti in programma, ovviamente su coreografie di Balanchine, e già nella passata stagione era stato il primo ballerino di una performance che aveva aperto lo spettacolo della compagnia.
Anche nel corso della sua ultima, breve visita alla famiglia, comunque, Davide non si è concesso soste nella sua preparazione, continua, rigorosa, meticolosa. Appena finito il nostro incontro è corso a lezione dalla sua prima insegnante, per la quale quest’anno parteciperà, ovviamente come guest star, all’esibizione di fine anno della scuola.
Inutile chiedergli cosa rappresenti per lui la danza. Ci risponde con una frase di Balanchine: «La sala di danza è la chiesa e tu devi andare tutti i giorni a pregare».
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