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Da ragazzino che giocava sul torrente e tra i boschi del piccolo comune nebroideo di San Salvatore di Fitalia ad elemento determinante della vita politica e amministrativa della città di Messina. Non si può dire che Marcello Scurria non abbia lasciato il segno, nei suoi, a volte incredibili, giri sulle montagne russe, che lo hanno portato a essere: comunista, socialista, “bottariano” (ha sempre avuto un legame profondo con la compianta Angela Bottari e il gruppo che faceva capo all’on. Gioacchino Silvestro e all’ex deputato regionale Filippo Panarello), ultimo segretario cittadino dei Democratici di sinistra, vicino alla Giunta guidata da Francantonio Genovese (nella quale Angela Bottari era l’assessora con la delega priprio al Risanamento), esperto della Giunta di Centrodestra guidata dal sindaco di Alleanza nazionale Peppino Buzzanca, consulente di Cateno De Luca, suo “spin doctor” nella campagna elettorale del 2018, presidente di Arisme sotto la sua sindacatura, infine nominato da Renato Schifani subcommissario per il Risanamento, grazie al determinante ruolo svolto dalla parlamentare di Forza Italia, Matilde Siracusano.
«Sono sempre stato un uomo di sinistra, nei miei ruoli e incarichi ho tenuto sempre la barra dritta, e la battaglia per dare una casa dignitosa a migliaia di famiglie baraccate è la cosa più di Sinistra, che io abbia mai fatto nella mia vita», disse qualche tempo fa, l’ex presidente dell’Agenzia per il Risanamento, quella “creatura” nata per effetto dell’azione parlamentare di Cateno De Luca all’Ars, ma sotto la sua regia tecnico-giuridica. D’altra parte, la proposta di far nascere un’Agenzia speciale per il Risanamento, che superasse i conflitti di competenza tra l’Istituto autonomo case popolari e il Comune di Messina, l’aveva fatta lo stesso Scurria già all’inizio degli anni Duemila, quando collaborò con il sindaco Buzzanca.
Proprio con Buzzanca, così come con De Luca a distanza di diversi anni, i rapporti furono improntati a una sorta di “odi et amo”. Forse molti lo hanno dimenticato, ma fu Scurria, valente avvocato amministrativo, a sostenere l’azione popolare per la decadenza da sindaco di Peppino Buzzanca, a seguito della condanna per l’uso improprio dell’auto blu quando era presidente della Provincia. Buzzanca decadde, Scurria fu considerato quasi un eroe da parte della Sinistra messinese. D’altra parte, era stato il segretario dei Ds, dimettendosi nel momento in cui ci fu la fusione tra l’ex Partito comunista e la Margherita di Rutelli.
Da quel momento, comincia il viaggio sulle montagne russe. Deposto ogni rancore, Buzzanca chiama Scurria come consulente, quando torna a fare il sindaco di Messina, guidando una Giunta di Destra-Centro. Poi, dopo un intervallo di tempo, compare sulla scena politica peloritana l’ospite non previsto, quel Cateno De Luca sul quale nessuno avrebbe scommesso un euro, in quell’aprile del 2017, allorché annunciò di volersi candidare a sindaco nelle Amministrative del 2018. Nessuno, tranne quelli del suo gruppo e lui, l’avvocato Scurria, convinto che l’ex sindaco di Fiumedinisi e Santa Teresa, avrebbe portato la “rivoluzione” a Palazzo Zanca e in città. Presente ai suoi comizi, consigliere “ombra”, Scurria fece il suo ingresso ufficiale nell’Amministrazione De Luca come esperto a titolo gratuito, «per consulenza giuridica in materia di finanza locale». Lo stesso incarico che Buzzanca gli aveva dato nel 2012.
Ma Scurria coltivava da sempre il sogno di poter dare il proprio contributo al risanamento delle baraccopoli messinesi. «Fin dai tempi in cui, assieme ad Angela Bottari e all’allora presidente della Regione Capodicasa, portammo Romano Prodi in visita alle baracche di Fondo Fucile», disse qualche anno fa. Ed eccolo, nominato da De Luca, presidente della nuova Arisme. Da allora, 7 anni di fila a occuparsi delle baraccopoli, fino ai poteri speciali, concessi, e ora revocati, dal commissario Schifani. E proprio a tal proposito, Scurria aggiunge una postilla a quanto detto ieri mattina in conferenza stampa: «Non è vero che aspettavano le mie risposte prima di procedere con la revoca dell’incarico. È scritto nel provvedimento firmato da Schifani: “Quanto avvenuto pregiudica irrimediabilmente il rapporto fiduciario”. Io la mia “memoria” l’ho trasmessa a Palazzo d’Orleans, ma tutto era già stato deciso dallo scorso mese di dicembre».
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