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Tari 2024, rifiuti "salati" al Sud. Messina in controtendenza: è tra le città meno care anche a livello nazionale

Con una spesa media di 303 euro annui a nucleo familiare, si posiziona tra le città metropolitane italiane meno gravate dal tributo

Raccolta differenziata

L’indagine condotta dal Servizio Stato sociale, Politiche fiscali e previdenziali, Immigrazione della Uil ha evidenziato un aumento della Tari in tutte le macroaree del Paese. Tuttavia, il peso della tassa sui rifiuti rispetto al reddito familiare è particolarmente gravoso per il Sud e le Isole, dove l’incidenza sul reddito netto medio risulta più elevata rispetto al resto d’Italia.

La situazione in Sicilia e a Messina

In Sicilia, il costo della Tari varia notevolmente tra le diverse città. Trapani si colloca tra le più care con una media di 511 euro annui a nucleo familiare, seguita da Siracusa con 481 euro e Catania con 475 euro. A Palermo la tassa sui rifiuti è leggermente più contenuta, attestandosi sui 345 euro l’anno per famiglia.

Messina emerge invece tra le città con il costo della Tari più basso sia a livello regionale che nazionale, con una spesa media di 303 euro annui a nucleo familiare. Questo dato la posiziona tra le città metropolitane italiane meno gravate dal tributo, al pari di Bologna (228 euro) e ben al di sotto di Genova (508 euro) e Napoli (493 euro).

Un divario territoriale evidente

L’indagine sottolinea che, nel 2024, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno affrontato una spesa media di 388 euro annui per la Tari, a fronte dei 278 euro registrati nel Nord-Est. Ancora più marcata è la differenza in termini di incidenza sul reddito familiare: nel Mezzogiorno la Tari pesa per l’1,34%, più del doppio rispetto allo 0,64% del Nord-Est.

Le criticità e l’appello dei sindacati

Il segretario confederale della Uil, Santo Biondo, ha commentato questi dati definendoli un “ennesimo campanello d’allarme per il Mezzogiorno”. Secondo Biondo, i Comuni del Sud si trovano ad affrontare questa sfida con minori risorse e senza un adeguato supporto da parte delle istituzioni centrali.

“Il Pnrr avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità per colmare il divario infrastrutturale, ma l’assenza di strumenti di supporto tecnico e amministrativo sta rallentando la realizzazione di nuovi impianti di trattamento e riciclo”, ha dichiarato Biondo. Ha inoltre sottolineato la necessità di un piano di assistenza strutturale ai Comuni, con task force tecniche dedicate, per garantire che i progetti di gestione dei rifiuti vengano attuati con efficienza e senza ritardi burocratici.

Investire nella gestione dei rifiuti non solo migliorerebbe i servizi e ridurrebbe i costi per i cittadini, ma potrebbe anche generare nuova occupazione e favorire un modello di economia circolare sostenibile. La sfida resta aperta, con la speranza che gli enti locali ricevano il sostegno necessario per affrontarla.

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