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Risanamento, il modello Messina: in tre anni case a 700 famiglie, ma il traguardo è lontano

Quello che è da sempre stato un problema, adesso, può e deve diventare, per la stessa città di Messina, una grande opportunità attraverso un processo di rigenerazione urbana

L’azione di risanamento delle baraccopoli a Messina può diventare un modello da replicare anche in analoghe realtà del Paese». Lo aveva detto, nello scorso mese di novembre, il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, Alessandro Battilocchio, al termine della sua visita alle “favelas” in riva allo Stretto e degli incontri istituzionali.

In quell’occasione, era stata fissata una sorta di “road map” per verificare lo stato di attuazione della legge speciale, firmata nel 2021 dall’allora ministra per il Sud Mara Carfagna, che ha stanziato 100 milioni di euro per lo sbaraccamento e la ricostruzione. Un cronoprogramma che ha previsto la visita a Messina dei componenti della Commissione Periferie. E ieri mattina, invece, è stato il subcommissario Marcello Scurria, che detiene i poteri speciali su delega del commissario straordinario, il governatore siciliano Renato Schifani, a essere sentito in audizione davanti alla Commissione, nella sala di Palazzo San Macuto.
«A Messina c'erano 80 baraccopoli, 680mila metri quadrati interessati da questi insediamenti di manufatti, abitazioni assolutamente fatiscenti. La più grande era di 75mila metri quadrati e via via ce ne erano e, purtroppo, ce ne sono ancora di medie e di micro-baraccopoli. All’interno delle quali vi sono circa 100mila metri quadrati di eternit e quindi di amianto, che sta sulla testa di chi vive dentro queste queste baracche». Il dato di partenza, dunque, nel 2018 era: 80 baraccopoli e 2.300 famiglie residenti. «Attualmente, avendo lavorato nel corso di questi ultimi anni all’assegnazione degli alloggi, il numero si è ridotto notevolmente, sono state date case a 700 famiglie ma ce ne sono ancora circa 1.600 famiglie vivono in queste strutture, quindi circa 4000-4500 persone». È così che Scurria ha iniziato la sua Relazione. «Dal marzo del 2023 – ha aggiunto –, proprio per accelerare l’iter relativo al collocamento abitativo di queste famiglie, l’Ufficio del commissario ha scelto di selezionare quelle nelle quali c'era almeno un soggetto fragile. Prioritariamente la missione è stata quella di assegnare una casa, ma la filiera è abbastanza lunga e complessa: comprare alloggi o costruirli? Noi abbiamo scelto la linea di ristrutturare gli alloggi reperiti sul libero mercato, assegnarli e quindi demolire le baracche e procedere contestualmente alla bonifica. Nel corso degli anni abbiamo scoperto che non è soltanto quello che c'è sopra la testa di chi abita questi manufatti fatiscenti da bonificare, ma anche sotto, perché a parte l’amianto, abbiamo scoperto aree assolutamente inquinate. Tra l’altro le nostre baraccopoli non sono situate alla periferia della città di Messina, noi abbiamo le baraccopoli nel centro della città. Per tali ragioni abbiamo capito che da problema può e deve diventare, per la stessa città di Messina, una grande opportunità attraverso un processo di rigenerazione urbana.

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