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Le ex Officine grandi riparazioni al Comune: 51mila metri quadri per la rigenerazione di Messina

Idee chiare e certezza di risorse: è questa la sfida. Le società collegate a Fs affiancheranno palazzo Zanca nella progettazione degli interventi sulle aree da bonificare e valorizzare

Progettare il futuro di 51mila metri quadri di territorio è una sfida esaltante, seppur non semplice. L’Amministrazione comunale è chiamata ad avere idee chiare, a seguire percorsi contingentati e a sapere dove trarre risorse finanziarie aggiuntive, per vincere la grande sfida del recupero delle aree dismesse. Venerdì 31 sarà un giorno importante per Messina, perché inizia la “scommessa” della quale si è detto e scritto molto in queste settimane.

Verranno i vertici di Rfi e Italferr, con in testa il prof. Dario Lo Bosco, per suggellare l’accordo già raggiunto, in base al quale i terreni, i fabbricati e le ex Officine grandi riparazioni Fs di Gazzi passeranno dalle Ferrovie dello Stato al Comune. Sarà una concessione per 99 anni, ma è evidente che un periodo così lungo di tempo autorizza processi di rigenerazione urbana. E, aspetto da non trascurare, Palazzo Zanca non sarà solo in questa battaglia, perché le stesse società collegate al Gruppo Ferrovie, come la “Sistemi urbani” o la stessa Italferr, affiancheranno l’Amministrazione, così come è stato fatto in altre parti d’Italia, in casi simili di dismissione di aree non più funzionali al sistema ferroviario nazionale o regionale.

Idee chiare sul da farsi, dunque. Ma cosa verrà realizzato su queste superfici che sono, per fare un esempio, molto più ampie dell’ex cittadella fieristica di viale della Libertà? I progetti verranno subito dopo la firma del protocollo d’intesa getto del ponte. Il sindaco Federico Basile ne ha parlato a lungo con il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici, Salvatore Mondello, e con il resto della Giunta. Ha una sua idea, anche se non definitiva. «Paradossalmente – ha dichiarato nei giorni scorsi – Messina non ha più un Polo fieristico, che potrebbe sorgere qui, visti i grandi spazi esistenti. La vecchia Officina grandi riparazioni potrebbe diventare un Centro di innovazione e ricerca, che valorizzi il ridisegno complessivo dell’affaccio a mare».

Le vicende del Ponte ovviamente influiranno sulle scelte future ma già si può lavorare in modo concreto, partendo dalla inevitabile, indispensabile opera di bonifica di aree che sono state destinate per decenni a un utilizzo “industriale”, che potrebbero contenere sostanze tossiche e nocive e che sono state abbandonate ormai da tempo, con un ulteriore peggioramento delle condizioni complessive. Si dovranno interrare i lunghi fasci ferroviari ormai non più utili a niente e a nessuno. «Recuperare porzioni di territorio e riempirle di contenuti è fondamentale – ha detto Basile – e l’area dell'ex Officina grandi riparazioni, con i suoi 51.000 metri quadri, è l’esempio più palese di come si possa riprendersi lo spazio che serve alla città per il waterfront. Si può pensare anche a un polo di eccellenza di arti, di mestieri e anche di convegnistica. È un'area che ha tante vocazioni. Vediamo un po' di capire come farlo, anche assieme a Rfi che vorrei fosse coinvolta nel progetto futuro di queste aree».

L’incontro di venerdì, dunque, rappresenta il decisivo passo verso un traguardo che potrà essere raggiunto, però, soltanto se ci saranno, appunto, idee chiare e la certezza dei fondi ai quali attingere. In questi casi, le risorse si trovano, però i fronti aperti per la città sono tanti – si pensi alla Zona falcata, all’ex Sanderson, alle aree ancora da sbaraccare e da rigenerare, al Piano Città degli immobili pubblici – e agli annunci devono seguire i fatti. Perché, come qualcuno ha detto, non si vive di soli “rendering”.

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