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Riforma della giustizia, protesta anche Messina. Bonanzinga: «La magistratura presidio dei diritti di tutti»

La presidente della giunta distrettuale Anm: «La nostra indipendenza prima e ultima garanzia delle libertà individuali e collettive»

Francesca Bonanzinga, presidente della Giunta esecutiva distrettuale dell’Anm e sostituta procuratrice della Dda di Messina, in questo clima molto teso la magistratura associata quale posizione prenderà alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario di Messina?
«Vede, quest’anno avremmo voluto parlare di tante cose, per esempio degli effetti della riforma Cartabia, che ha portato a un allungamento dei tempi e alle moltiplicazioni processuali sia nel settore penale sia in quello civile, oppure andando a temi locali dello stato dell’edilizia giudiziaria del nostro territorio, che dopo vari decenni ha finalmente registrato progressi, oppure dei grandi cambiamenti che stanno investendo l’informatizzazione anche nel processo penale, che se da un lato offre grandi prospettive presenta ancora innumerevoli disfunzioni».

E invece?
«Guardi, oggi si parla molto di riforma della giustizia, ma nel testo di riforma costituzionale della giustizia di tutti questi temi non vi è traccia, e l’unico punto su cui il legislatore si sofferma è quello della separazione delle carriere, come se fosse questa la causa delle inefficienze della giustizia».

Il vostro pensiero è abbastanza chiaro su questo punto...
«Sì, la separazione viene presentata come un rimedio a chissà quali contiguità o commistioni, sebbene nella realtà i passaggi tra la carriera giudicante e quella requirente sono pochissimi e soggetti a limiti assai restrittivi, però contemporaneamente non si dice che la separazione delle carriere costituisce un grave vulnus all’assetto della magistratura definito dalla Costituzione: secondo l’art. 104 della Costituzione, che recita, lo ricordo a me stessa: “la magistratura costituisce un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere”. Con questa disposizione i padri costituenti, ancor prima di esplicitare i caratteri di autonomia e indipendenza, hanno evidenziato l’unicità dell’istituzione, ovvero che tutti i magistrati, sia giudicanti che requirenti, fanno parte dello stesso ordine, dotato delle medesime guarentigie. Solo in questo modo è possibile assicurare al cittadino indipendenza e autonomia lungo tutta la filiera del processo. Questo non significa arbitrio, ma soggezione unicamente alla legge».

Quali effetti dispiega secondo voi il progetto di separazione delle carriere?
«È evidente che determina l’isolamento del pm e ne mortifica la funzione di garanzia. Se l’ufficio del pubblico ministero è esposto alle interferenze di altri poteri, si rischia che l’esercizio dell’azione penale sia orientato sulla base di criteri non collegati all’amministrazione della giustizia. E nel pieno rispetto delle scelte del legislatore vogliamo lanciare nuovamente l’allarme per i rischi che questa riforma porterà con sé, e devo sottolineare che il “no” alla separazione unisce tutti i gruppi associativi».

Torniamo all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Messina, alla vostra posizione...
«Aderiamo al deliberato del Consiglio direttivo centrale dell’Anm del 18 gennaio, noi colleghi messinesi manifesteremo la nostra contrarietà a questa riforma, che stravolge il principio cardine su cui si fonda lo Stato italiano, ovvero quello della separazione dei poteri: potere esecutivo e potere giudiziario vanno tenuti distinti. A Messina come Giunta intendiamo adempiere a questo mandato contribuendo al dibattito e offrendo anche informazione, con incontri aperti alla cittadinanza, per consentire anche ai non addetti ai lavori la reale comprensione delle tematiche della giustizia, al ruolo del magistrato nella società e all’importanza di una magistratura indipendente e autonoma dagli altri poteri dello Stato. E a nome della Giunta dico a tutti i cittadini, alla collettività, che la magistratura non è un potere dello Stato da cui difendersi, ma è quell’istituzione posta a presidio dei diritti di tutti. L’indipendenza della magistratura e il rispetto della sua funzione sono la prima e ultima garanzia delle libertà individuali e collettive».

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