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L'omicidio di Stefano Oteri a Milazzo nel 1998. La Cassazione: il processo è da rifare

In primo grado fu assoluzione granitica per l’ex agente penitenziario Sebastiano Puliafito, poi reinventatosi come imprenditore edile e gestore di discoteche a Milazzo. Verdetto appellato a suo tempo dalla Procura antimafia. E dall’assoluzione del primo grado si passò il 9 aprile del 2024 all’ergastolo deciso dalla corte d’assise d’appello di Messina.
Ma adesso cambia ancora una volta lo scenario per Puliafito, prima assolto e poi condannato in appello come esecutore materiale dell’omicidio di Stefano Oteri, avvenuto nel 1998 a Milazzo perché dava “fastidio” alle ditte protette da Cosa nostra barcellonese. Nel terzo grado di giudizio la prima sezione della Cassazione ha infatti annullato con rinvio la condanna all’ergastolo inflitta a Puliafito per l’omicidio, disponendo la celebrazione di un nuovo processo davanti ai giudici della corte d’assise d’appello di Reggo Calabria.
Oteri fu ucciso la sera del 27 giugno 1998 davanti all’abitazione della sorella, a Milazzo. Nell’omicidio Oteri, l’esecutore materiale secondo l’accusa iniziale sarebbe stato Puliafito, su mandato di Salvatore “Sem” Di Salvo. Il motivo? Il furto a una ditta che già pagava il pizzo a Cosa nostra barcellonese.
Il fatto nuovo nel processo d’appello dell’aprile scorso furono i verbali inediti di un “dichiarante” pugliese, Luciano Forte. Il quale a cavallo tra il 2022 e il 2023 raccontò ai magistrati della Dda di Messina di aver recepito le confidenze di Puliafito in un periodo di co-detenzione in Puglia. Puliafito gli avrebbe confessato di aver eseguito lui l’omicidio Oteri («abbiamo parlato tre quattro volte dell’omicidio, la maggior parte in cella sua, davanti ad altri due testimoni... c’era anche Pavese Luca»), e lo avrebbe eseguito insieme al suo “figlioccio” («il nome del figlioccio non lo so»), che guidava la moto adoperata per avvicinare la vittima designata.

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