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I complimenti di Mattarella a Chiara Furlan che ha lasciato il Nord per studiare a Messina. Commovente il ricordo di Lorena Quaranta

Una vera e propria ovazione ha accompagnato l’intervento della rappresentante della componente studentesca. La 23enne ha ricordato la giovane uccisa

Ha parlato con il cuore in mano Chiara Furlan, 23 anni, iscritta in Medicina e rappresentante di studentesse e studenti dell’Università di Messina. Da Pordenone si è trasferita in riva allo Stretto, respirando a pieni polmoni «la libertà di scelta» e abbracciando le opportunità che le si stanno offrendo in un cammino di crescita ancora lungo. Chiara, fiera protagonista di un percorso inverso, che oggi per molti può suonare come inusuale, se non folle. Un viaggio dal profondo Nord alla Sicilia, in cui spiccano tre parole chiave: oltre a libertà, anche sogno e pensiero. Un’esperienza di vita, la sua, raccontata con orgoglio, al Teatro Vittorio Emanuele, a un pubblico come lei emozionato e soprattutto al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Chiara ha scandito con profondo sentimento il suo discorso, incrociando più volte gli occhi del Presidente. E lo ha dedicato a chi non c’è più, a Lorena Quaranta, i cui sogni – appunto – sono stati spenti per sempre dall’ex fidanzato nel marzo 2020, in pieno periodo Covid.
«Nel mio iniziale e ideale progetto di percorso universitario – ha evidenziato la ventitreenne – quest’Ateneo e il contesto siciliano avrebbero dovuto costituire solo una fase di transizione, una breve parentesi per ritornare ben presto agli antipodi dell’Italia, da dove provengo. Tuttavia, le cose sono ben presto cambiate; è proprio qui che emerge il concetto di sogno, il sogno di una vita: quello di diventare medico; l’autonomia di pensiero: quella che mi ha spinto ad andare controcorrente rispetto allo stigma del binomio Nord-Sud; e infine la libertà: quella di volere restare». Proprio «la possibilità di sognare, il pensare criticamente e autonomamente e la libertà di scegliere» sono per la giovane friulana «i valori che rappresentano le prime fondamenta dell’Università di Messina, capace di mettere al centro lo studente, i suoi bisogni e, soprattutto, le sue aspirazioni. Un’Università, inoltre, dove viene valorizzato il profilo dell’internazionalizzazione, ricordandoci quotidianamente che la diversità di etnia, provenienza e religione non può che essere un punto di forza, incarnando la dimostrazione che “il diverso da noi” non deve spaventare ma, al contrario, ha sempre qualcosa da insegnare. Dietro la differenza si cela ricchezza». Quindi, un passaggio sulla politica internazionale, su quegli scenari che angustiano il Mondo con guerre atroci: «Mi piace ricordare qui, oggi, il pensiero del Presidente della Repubblica Mattarella, “pace non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma di chi ha rispetto dei diritti umani”», ha aggiunto. Riferendosi, poi, ai diritti umani, definiti prioritariamente “inalienabili” dalla Dichiarazione universale del 1948, Chiara ha lanciato un monito: «L’Università stessa deve essere in grado di insegnamento e tutela, diventando protagonista attiva anche nella loro promozione». Da qui il pensiero allo «spaventoso aumento del disagio psicologico e del numero dei suicidi soprattutto tra i giovani», alla «dilagante piaga della disinformazione e del body shaming amplificati dall’uso inappropriato dei social media e, non per l’ultimo, al fantasma della violenza». Ed ecco il doloroso ricordo di Lorena, anche lei studentessa di Medicina, vicina al traguardo della laurea, prima che fosse uccisa in una villetta di Furci Siculo. « Oggi più che mai – ha detto Chiara – come comunità studentesca siamo obbligati a fermarci, a pensare e soprattutto a fare attenzione a quelle voci che non possono rimanere nell’ombra ma, al contrario, meritano di essere ascoltate. Una di queste voci è quella di Lorena, Lorena Quaranta, nostra collega e compagna di sogni, a cui purtroppo è stato negato di perseguire il suo». Alzando lo sguardo, la 23enne di Pordenone ha citato ancora Mattarella: «“Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime, dobbiamo e vogliamo parlare della loro energia, del loro lavoro e del loro essere protagoniste”, così ha affermato splendidamente pochi giorni fa proprio lei, signor Presidente. Secondo Chiara, «il fine più nobile dell’insegnamento e dell’intraprendere un percorso universitario deve essere quello di trasmettere valori da persona a persona». Infine, un invito: «Lasciamoci guidare con entusiasmo dalla massima kantiana “sapere aude”, perché ciascuno di noi possa realmente avere il coraggio di conoscere, di andare oltre quella “siepe”, così descritta da Leopardi nell’Infinito, di preconcetti, barriere culturali e retorica, perché ognuno possa incarnare tale imperativo morale decidendo di fare la differenza nell’indifferenza».
Pubblico in piedi e commossi applausi. Meritatissimi.

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