
«Se volete avere una fotografia della crisi del commercio, andate nelle vie parallele al viale San Martino». Il “consiglio” arriva da più parti, e noi lo raccogliamo. Basta una passeggiata per toccare con mano il momento di difficoltà che sta attraversando il settore che, da sempre, rappresenta l’anima dell’economia messinese. Il dato, raccolto “a braccio”, è il seguente: in via Giordano Bruno, nel tratto tra piazza Cairoli e via Santa Cecilia, 20 botteghe su 66 sono sfitte o comunque chiuse, il 30 per cento; in via dei Mille, tra la stessa via Santa Cecilia e via Tommaso Cannizzaro, le saracinesche abbassate sono 28 su 104, con un rapporto che scende al 27 per cento. In definitiva, quasi una bottega ogni tre non è operativa. In alcuni casi si intravedono segnali incoraggianti, qualche prossima apertura o dei lavori in corso all’interno, in altri, invece, la desolazione sembra imperante da anni e i cartelli “affittasi” o “vendesi” ingialliti dal tempo.
Se il dato fornito dalla Camera di Commercio nei giorni scorsi sul terzo trimestre 2024 (-132 il saldo tra aperture e chiusure) può essere considerato un freddo numero, soggetto anche a interpretazioni, la percezione visiva è la testimonianza fedele di una crisi reale, che merita, però, di essere analizzata senza pregiudizi né posizioni ideologiche.
È quello che proverà a fare il consiglio comunale, su proposta della consigliera del Pd Antonella Russo, fatta propria da esponenti anche di altri gruppi. Una seduta straordinaria, che riunisca nella stessa aula l’amministrazione comunale, il presidente della Camera di Commercio, i rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato e delle associazioni datoriali, per discutere «della evidentissima crisi del settore in città». Una crisi, si legge nel documento proposto dalla Russo, «che si mostra in tutta la sua gravità con la chiusura di storici marchi commerciali che abbassano definitivamente le saracinesche, con l’espandersi sempre più preoccupante di piccole botteghe e locali commerciali sfitti, con un crescente grido di allarme dei commercianti messinesi che non riescono a recuperare gli sperati profitti nemmeno nel periodo dei saldi, con la quasi totale assenza di piccole botteghe artigianali che in passato sono state presenti in città». Per Antonella Russo e i consiglieri sottoscrittori è «indifferibile la necessità che venga aiutato questo settore produttivo cittadino, che sempre ha rappresentato linfa economica vitale in città, ed anche che vengano discussi e adottati possibili strumenti a sostegno da parte dell’ente comunale, anche per consentire ai cittadini un diritto di ampia scelta negli acquisti, senza che siano costretti a recarsi in altre città».

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5 Commenti
Giovanni
22/01/2025 11:59
Sono almeno vent'anni di declino inesorabile, la percentuale dei negozi che chiude e' quasi uguale alla percentuale di spopolamento in una città che non ha futuro e senza capacità di un cambiamento, non e ' solo questione di amministrazione ( ovviamente quella attuale ha completato l'opera sperperandol soldi inutilmente ( parcheggi e alberelli ) ma manco se sarebbe amministrata da Gesù Cristo questo inesorabile declino di fermerebbe .
Anatas
22/01/2025 13:19
Le colpe vanno ripartite, ciclabili, verbali come se non ci fosse un domani, ambulantato selvaggio, depopolamento nascite/ disoccupazione/ emigrazione, acquisti online, nazione con tassazione sopra la media europea
Sebastiano Felis
22/01/2025 15:26
In primis ci sono affitti alla stelle.. Ho notato che invece di incrementare e cercare di aiutare i Commercianti a Messina creano tantissimi problemi.Vedi il Centro storico che con assurde politiche fanno togliere le coperture belle da vedere nei locali causando ingenti danni in particolare con cattive condizioni meteo.Chi detta le leggi dovrebbe avere ampie vedute e non paraocchi...
Pietro
22/01/2025 20:38
Tutta colpa dei centri commerciali
Lillo
25/01/2025 18:03
Più che aiutati, non andrebbero ostacolati. Tralasciando lo stato esattore che lascia il minimo per sopravvivere. Ci sono problemi locali che aggravano la situazione: riduzione dei parcheggi; divieti di sosta selvaggi che spuntano come funghi; vigili che fanno multe dove non ci sono disagi perché dura lex sed lex, difficoltà nelle pratiche burocratiche; cambi di destinazione d'uso esosi e frutto del sentimento; soldi buttati in assurdi; sistemi di sorveglianza del cittadino; e potrei continuare... È migliorata la qualità della vita? Non mi sembra.