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Caronia, viadotti Buzza e Furiano a rischio crollo: indagini e sequestri

Doppi sensi e “zig zag” in corrispondenza del comune di Caronia

Una decina di chilometri circa che raccontano in maniera cruda e lampante un’infinita storia di trascuratezza e inefficienze che ha contraddistinto nel tempo la gestione della rete autostradale siciliana. Sono quelli che separano i viadotti “Furiano” e “Buzza”, lungo il tracciato dell’A20 Messina-Palermo, finiti sotto sequestro negli anni scorsi e da allora impraticabili. I sigilli alla carreggiata lato mare del “Buzza” furono messi a maggio 2020, quelli sulla canna di monte del “Furiano” tre anni dopo, era il gennaio 2023. I provvedimenti emessi dal gip del Tribunale di Patti, su richiesta della locale Procura, cristallizzarono una drammatica realtà ad altissimo rischio crollo delle strutture: «Disassamento (disallineamento) dei basamenti dei pilastri portanti e concreta eventualità di fuoriuscita degli appoggi dalla loro sede», scrisse il professor Franco Bontempi, dell’Università La Sapienza di Roma, nella relazione sul viadotto Buzza.
Appena «sei centimetri di margine di scivolamento dai piloni di sostegno» separavano invece dall’eventualità di crollo «tutt’altro che remota anche in caso di sollecitazioni di bassa entità» il “Furiano”, già sotto la lente dal 2020, quando furono avviate le attività di monitoraggio e ritenuto il più pericoloso dopo i rilievi dell’ispezione disposta nel 2021 dal ministero delle Infrastrutture. Condizioni alle quali, secondo gli inquirenti, si arrivò a seguito dei prolungati inadempimenti manutentivi da parte del Cas, di cui furono ritenuti insufficienti i provvedimenti assunti. In entrambi i casi furono contestate le ipotesi di omissione di rifiuto d’atti d’ufficio e lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina nei confronti di sei indagati per il caso “Buzza”, processo aperto nel 2022, e tre per il “Furiano”, al vaglio dell’udienza preliminare.

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