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I piani modificati di Rfi nello Stretto sotto la lente della Corte dei Conti

Gli 80 milioni stanziati per il rinnovo della flotta non si sono ancora perduti ma la rimodulazione ha fatto saltare il cronoprogramma. Molto è dipeso dalla scelta di non realizzare il deposito costiero Gnl

Gli investimenti di Rete ferroviaria italiana nello Stretto sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei conti. Dopo la Relazione dello scorso mese di luglio e l’aggiornamento di fine 2024, la magistratura contabile ha evidenziato alcuni punti critici, legati alla mancata attuazione delle previsioni contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Rfi ha previsto una misura, divisa in tre azioni distinte. La prima azione: rinnovare la flotta navale mediterranea con unità a combustibile in grado di ridurre l’impatto ambientale (costo complessivo di 500 milioni di euro). La seconda: rinnovo della flotta navale per l’attraversamento dello Stretto di Messina, mezzi veloci, di proprietà Rfi, che garantiscono la continuità territoriale in interconnessione con i treni da e per Villa San Giovanni e Messina con nuovi mezzi ibridi a basse emissioni, ibridizzazione di 3 unità navali per trasporto treni, per limitare le emissioni atmosferiche (costo complessivo di 80 milioni di euro). La terza: aumentare la disponibilità di combustibili marini alternativi-Gnl (costo 220 milioni).
La seconda azione, quella relativa ai mezzi veloci nello Stretto, non è stata finora attuata. Il ministero dei Trasporti aveva stanziato gli 80 milioni nell’ambito del Piano nazionale per gli investimenti complementari approvato nel 2021: l’obiettivo era quella di sostituire la vecchia flotta navale in servizio tra Sicilia e Calabria «con unità altamente performanti, dotate di sistemi di propulsione di ultima generazione, soluzioni ibride e innovative e sistemi di controllo digitale».
Perché il Piano non è stato attuato? Il tema è stato più volte discusso e analizzato. Come è noto, infatti, Rfi ha sospeso le già avviate procedure di gara per la progettazione e per la realizzazione di navi veloci di tipo “Dual fuel” (Lng diesel), a causa della mancata costruzione del deposito costiero di gas naturale liquefatto che era stato originariamente previsto sul litorale di Tremestieri. L’opposizione della popolazione e dell’Amministrazione comunale ha indotto l’Autorità di sistema portuale a rinunciare a quel progetto e ciò ha modificato i piani di Rfi.

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