
Erano quasi tutti beni acquistati con risorse personali e non violando la misura di prevenzione patrimoniale. È quanto emerso dal processo stralcio dell’operazione “Impasse” su un gruppo che gestiva un traffico di sostanze stupefacenti tra la Calabria e la Sicilia. Il processo si è concluso con una condanna e sei assoluzioni. Era stata contestata anche la disponibilità di beni mobili e immobili in misura sproporzionata rispetto al reddito dichiarato e al tenore di vita. Al vaglio dei giudici del tribunale il troncone che all’epoca dell’udienza preliminare proseguì con il rito ordinario. Si tratta di sette imputati che dovevano rispondere di intestazione fittizia di auto e moto ed anche di un immobile in via Palermo.
Il processo era nei confronti di Maria Frisone, Maria Cuscinà, Antonino Cuscinà, Pietro Squadrito, Tamara Squadrito, Santina Lanzafame e Angela Scalia. Il tribunale ha assolto quasi tutti con la formula perché il fatto non sussiste. È stata invece condannata a 2 anni, pena sospesa, Maria Frisone. I giudici hanno disposto anche la confisca dell’immobile che era stato sequestrato. Il tribunale collegiale, presieduto dalla giudice Maria Eugenia Grimaldi ha accolto, in linea generale, le richieste del pubblico ministero. L’assoluzione era stata sollecitata anche dai difensori, gli avvocati Fortunato Strangi e Salvatore Silvestro, Alessandro Trovato e Pietro Bertone.

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