Eseguite dalla polizia le ordinanze di custodia cautelare, è l’ora degli interrogatori di garanzia per i 15 indagati dell’operazione con cui la Dda ha dato un’ulteriore spallata alla famiglia mafiosa dei barcellonesi e respiro a un territorio in cerca di un meritato quanto sacrosanto riscatto. Dovranno comparire stamani, al Tribunale di Messina, davanti al gip Salvatore Pugliese, Giuseppe Accetta, 41 anni, nato a Milazzo; Luisella Alesci, 53 anni, nata a Messina; Salvatore Crinò, 57 anni, di Barcellona; Natale Antonino De Pasquale, 44 anni, anch’egli di Barcellona; Tiziana Francesca Foti, 52 anni, nata a Barcellona; Angelo Munafò, 44 anni, di Barcellona; Antonino Ofria, 21 anni, di Barcellona; Carmelo Ofria, 32 anni, nato a Milazzo; Chiara Ofria, 25 anni, nata a Milazzo; Domenico Ofria, 53 anni, nato a Barcellona; Giuseppe Ofria, 40 anni, nato a Milazzo; Salvatore Ofria, 60 anni, di Barcellona; Fabio Andrea Salvo, 51 anni, di Barcellona; Paolo Salvo, 54 anni, di Barcellona; Salvatore Virgillito, 60 anni, nato a Paternò. Sono tutti destinatari di misura di massimo rigore, tranne Chiara Ofria – ai domiciliari –.
Secondo il teorema della Direzione distrettuale antimafia peloritana, sarebbe maturata un’appropriazione di denaro, sottraendolo dalle casse dell’impresa Bellinvia, oggetto di confisca, con l’aggravante prevista dall’art. 416-bis, al fine di agevolare l’associazione mafiosa. Impresa di cui originaria formale titolare sarebbe stata Carmela Bellinvia, madre di Salvatore Ofria, parte della cosca della città del Longano «con ruolo apicale», e che era attiva nello smaltimento di rifiuti solidi urbani e speciali, nonché commercio di ricambi e accessori per veicoli. Ditta peraltro oggetto di provvedimento di confisca. Proprio Salvatore Ofria, stando ai riscontri investigativi, avrebbe assunto l’effettiva titolarità della “Bellinvia”, coadiuvato nella gestione dalla moglie Luisella Alesci e dalla cognata Tiziana Foti, soprattutto durante la detenzione dello stesso Ofria. Inoltre, gli utili sarebbero stati percepiti dall’azienda in nero, generando così profitti criminali grazie al sistema della mancata registrazione dei prodotti della rottamazione. Avrebbe controllato l’attività economica anche il fratello Domenico Ofria, mentre altro ruolo chiave, amministrativo e contabile, è attribuito al ragioniere Paolo Salvo. E quest’ultimo, in riferimento alla volontà degli Ofria di incamerare sempre più utili li avrebbe definiti “aspirapolvere”. Altrettanto gravi gli addebiti mossi all’amministratore giudiziario, il commercialista Salvatore Virgillito, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Catania, che si sarebbe confrontato – insieme con il ragioniere – con gli Ofria riconoscendo loro la posizione di gestori di fatto dell’impresa Bellinvia.
I reati ipotizzati dalla Dda sono di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, peculato, trasferimento fraudolento di valori, violazione della pubblica custodia di cose e sottrazione di cose sottoposte a sequestro, con l’aggravante del metodo e della finalità mafiosi.
I 15 indagati sono difesi dagli avvocati Tindaro Grasso, Salvatore Silvestro, Giuseppe Lo Presti, Massimo Alosi, Giuseppe Cicciari, Tino Celi, Tommaso Calderone, Francesco Scattareggia Marchese e Angelo Mangione.
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