Messina

Venerdì 10 Gennaio 2025

Inchiesta Asp di Messina, chiesta l’archiviazione per l’indagine sui presunti condizionamenti politici

Richiesta di archiviazione. È questa la penultima pagina di un’inchiesta che sin dal 2023 è stata molto travagliata e fonte di contrapposizioni tra gli stessi magistrati che se ne sono occupati. È l’inchiesta sull’attività dell’Asp di Messina e le presunte pressioni politiche in varie fasi temporali, che ha avuto un lungo e complesso iter per una profonda diversità di valutazioni tra Procura, Gip e Tribunale del riesame. Adesso, a distanza di oltre due anni dai primi bagliori investigativi, proprio la Procura ha depositato una richiesta di archiviazione per la posizione degli ultimi quattro indagati rimasti, siglata dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalla sostituta Roberta La Speme. Quindi, dopo un lunghissimo iter, secondo l’accusa allo stato non ci sono più gli elementi indiziari per la cosiddetta “ragionevole previsione di condanna”. E gli ultimi quattro indagati rimasti rispetto ai tredici iniziali sono l’ex assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, il parlamentare nazionale Tommaso Calderone, il suo segretario particolare Alessio Arlotta, e l’ex commissario straordinario dell’Asp di Messina Bernardo Alagna, il quale nel settembre del 2023 quando venne raggiunto dall’informazione di garanzia in cui apprese di essere indagato per l’ipotesi di corruzione si dimise subito. L’ultimo nome in ordine di tempo che era stato coinvolto nell’inchiesta dai magistrati era quello dell’ex assessore regionale siciliano alla Salute Ruggero Razza, che era stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi del 319 quater c.p., ovvero “Induzione indebita a dare o promettere utilità” per un fatto specifico. La notizia che riguardava Razza era venuta a galla nel luglio scorso, e si ricavava da un nuovo atto di conclusione delle indagini preliminari per cinque indagati, diverso rispetto a quello notificato dalla Procura a gennaio del 2024, che invece prevedeva dieci indagati. La spiegazione di questa “duplicazione” la forniva la stessa pm La Speme nell’ultimo rigo del nuovo atto, in cui scriveva che «... il presente avviso di conclusione delle indagini preliminari sostituisce quello emesso in data 21.1.2024». A luglio 2024 quindi per gli altri cinque indagati coinvolti inizialmente a gennaio la Procura aveva proceduto allo stralcio, per richiedere l’archiviazione della posizione. La vicenda che coinvolgeva Razza era sempre la stessa, il tema-chiave dell’inchiesta, la storia delle nomine all’ente sanitario di Messina che risaliva al 2021. Secondo l’ipotesi di reato, abusando della sua qualità di assessore regionale alla Sanità mediante la nomina di Bernardo Alagna a commissario straordinario dell’Asp 5 di Messina - all’epoca direttore generale f.f. dell’ente sanitario - avrebbe indotto quest’ultimo a promettergli indebitamente l’utilità consistente nella nomina di Domenico Sindoni quale direttore sanitario dell’Asp 5. Oltre a Razza, a luglio, risultavano sono poi indagati lo stesso ex commissario dell’Asp Bernardo Alagna, per l’ipotesi di corruzione, il parlamentare barcellonese di FI Tommaso Calderone e il suo segretario particolare Alessio Arlotta, i quali in relazione ad Alagna erano secondo l’accusa i cosiddetti “corruttori”, e infine il dott. Domenico Sammataro (con la solita ipotesi di truffa sulle ore lavorative all’Asp durante l’emergenza Covid-19, il cui nome però a quanto pare non è ricompreso nella richiesta di archiviazione). A luglio non comparivano più nel nuovo atto di conclusione delle indagini preliminari i nomi dell’ex dg dell’Asp di Messina Paolo La Paglia, dell’infermiere in servizio all’ospedale di Barcellona Felice Giunta, del dipendente della ditta Medimed Alessandro Amatori, e poi dell’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, dell’ex direttore generale dell’Asp di Messina Gaetano Sirna e del direttore pro-tempore dell’Istituto Don Orione Marco Grossholz, in relazione alla vicenda che coinvolse la struttura, l’Asp e il Comune di Messina. Per loro probabilmente è già stata disposta l’archiviazione da parte del gip, su richiesta della Procura. E con questa ultima richiesta di archiviazione che riguarda Razza, Calderone, Alagna e Arlotta di questa clamorosa inchiesta in pratica non rimane in piedi più nulla rispetto ai cosiddetti indagati “eccellenti”. Ma quale è il motivo di questa richiesta di archiviazione da parte della Procura? Allo stato si può soltanto ipotizzare quello che del resto era emerso anche nel corso degli interrogatori. L’ex assessore Razza e l’on. Calderone sono stati infatti più volte sentiti in Procura in questi mesi, accompagnati dai loro legali di fiducia, rispettivamente gli avvocati Giuseppe Lo Presti e Fabio Repici, e cioé che per la nomina di Alagna a commissario straordinario dell’Asp non ci furono quelle pressioni politiche ipotizzate in prima battuta a carico di Calderone e Razza, ma si trattò di una serie di “segnalazioni” che arrivarono da più parti, quindi il parlamentare barcellonese non ebbe un ruolo preminente in questa vicenda, come invece aveva ipotizzato in prima battuta la Procura. E inoltre c’è da sottolineare che l’on. Calderone aveva registrato nei mesi scorsi altre archiviazioni per altre ipotesi di reato contestate inizialmente. Secondo l’ultima ipotesi d’accusa, che però adesso viene meno con la richiesta d’archiviazione, l’ex commissario Alagna rispondeva di corruzione perché quando era all’Asp di Messina, prima come direttore generale f.f. e poi come commissario, avrebbe messo a disposizione dell’on. Calderone, all’epoca deputato all’Ars, l’esercizio della sua funzione, attraverso tra l’altro una serie di nomine interne, adottate su “indicazione/sollecitazione” di Calderone, tramite il suo segretario particolare Arlotta. Nomine interne, spostamenti da un settore operativo all’altro, da un ospedale all’altro, in cambio dell’accettazione indebita della promessa, fattagli da Calderone, del suo «interessamento alla nomina di commissario straordinario della medesima Asp». L’ultima ipotesi di reato formalizzata per Bernardo Alagna per i pm rimaneva quella della corruzione ma bisogna dire il gip a suo tempo non ne aveva ravvisato la sussistenza e il Riesame l’aveva invece spostata temporalmente in avanti, in relazione ai fatti dell’inchiesta. A giugno su questa inchiesta si era poi registrato un provvedimento emesso dalla gip Ornella Pastore, che aveva dichiarato rilevanti una serie di intercettazioni segnalate nelle sue istanze difensive all’indomani della chiusura delle indagini preliminari dall’on. Tommaso Calderone, e dal suo legale, l’avvocato Fabio Repici. Cosa era successo dopo la prima chiusura delle indagini preliminari, quella di gennaio, superata dalla più recente di luglio, lo aveva spiegato la gip Pastore dopo la richiesta dell’on. Calderone di “riammettere” una serie di intercettazioni “scartate” in precedenza. La gip aveva spiegato che a maggio «il pm, a seguito delle memorie depositate nell’interesse dell’indagato, ha ritenuto rilevanti le conversazioni meglio indicate nel predetto provvedimento». E aveva poi spiegato che l’on. Calderone aveva reso un interrogatorio il 27 febbraio, aveva depositato una memoria il 5 marzo 2024 e un’altra in udienza camerale. E infine aveva concluso che «... le argomentazioni difensive appaiono condivisibili e pertanto, avuto riguardo al contenuto delle conversazioni già trascritte e alle contestazioni mosse all’indagato in sede di avviso ex art. 415 bis c.p.p., deve ritenersi la rilevanza delle conversazioni indicate nelle memorie difensive del 25 e 26 febbraio 2024, ritenute non rilevanti dall’ufficio di Procura». Dal canto loro i legali di Alagna, gli avvocati Alessandro Pruiti e Flavia Buzzanca, proprio davanti ai giudici del Riesame, parecchi mesi addietro, avevano ragionato ampiamente sul fatto che in questa vicenda non c’era alcun accordo corruttivo e che le intercettazioni del procedimento precedente “versate” in questa inchiesta non erano utilizzabili. Ecco come riassunsero all’epoca i giudici del Riesame le argomentazioni dei due avvocati: «Hanno, infine, osservato che il materiale investigativo in atti non consenta di apprezzare l’accordo corruttivo tra il La Paglia ed il Calderone, né tanto meno quello tra quest’ultimo e l’Alagna (“Ora se l’elemento costitutivo indefettibile della corruzione è l’accordo, è impossibile formulare un’imputazione di corruzione senza la prova dell’accordo. Solo l’accettazione e la ricezione, rispettivamente della promessa o della dazione di denaro o altre utilità, costituiscono l’evento del reato e ne determinano il momento consumativo. Non solo non vi è indizio di un accordo corruttivo, ma addirittura non è stato scandagliato e accertato un solo atto asseritamente illegittimo attuato dal dott. Alagna Bernardo su segnalazione di chicchessia”)».

leggi l'articolo completo