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Messina Social City: i brindisi e le polemiche sul piano di stabilizzazione

La gioia per la stabilizzazione, la soddisfazione per i risultati raggiunti durante il 2024 da quella che è, a tutti gli effetti, la più grande azienda partecipata del Comune, quasi con più dipendenti della stessa “Casa madre”. Ma, nello stesso tempo, anche le polemiche, l’offensiva sindacale, i dubbi espressi da alcuni consiglieri comunali.
Le vicende della Messina Social City tengono banco, a cavallo tra vecchi e nuovo anno. Come scritto già ieri, il 2024 si è chiuso con la stabilizzazione di ulteriori 147 dipendenti, «un traguardo che rappresenta – così hanno dichiarato il sindaco Basile e la presidente della Msc Valeria Asquini – non solo la fine del precariato per tanti lavoratori, ma anche una garanzia di continuità e qualità per i servizi sociali garantiti alla cittadinanza.

Messina Social City è stata istituita con una visione chiara: superare il vecchio modello di gestione affidato a terzi e garantire stabilità ai lavoratori e ai servizi. Fin dalla sua nascita, nel 2019, l’Azienda ha garantito il transito di 493 dipendenti, a cui si sono aggiunti 159 lavoratori stabilizzati nel 2022. Con le stabilizzazioni del 2024 per 147 dipendenti, oggi l’organico conta un totale di 799 risorse umane a tempo indeterminato, impegnate nelle politiche sociali».
E che la nascita della nuova Azienda speciale, voluta fortemente da Cateno De Luca quando era sindaco di Messina, abbia posto fine al regime delle cooperative sociali e del precariato per i lavoratori, è un dato di fatto, incontrovertibile e incontestabile. «L’eliminazione del precariato non è solo un obiettivo raggiunto, ma un messaggio di crescita per tutta la comunità», ha ribadito Basile, così come l’assessora alle Politiche sociali, Alessandra Calafiore, ha voluto sottolineare il valore del percorso intrapreso: «Messina Social City rappresenta un esempio concreto di come il welfare possa evolversi verso modelli più inclusivi e innovativi».

Fiadel all’attacco

Ma tra abbracci e brindisi, c’è anche chi non pensa che sia tutto “rose e fiori”. L’affondo, molto duro e inaspettato, arriva dalla segretaria della Fiadel, Clara Crocè, sindacalista che non ha mai nascosto le sue simpatie per l’azione amministrativa di De Luca, e poi della Giunta Basile. Ma è proprio lei, che aveva chiesto un incontro per avere spiegazioni sulla mancata stabilizzazione di alcune unità lavorative, a sferrare l’attacco diretto verso Valeria Asquini: «Siamo stati lasciati fuori dalla porta dalla presidente e non è la prima volta – scrive Clara Crocè –, forse la presidente senza l'aiuto di esperti e consulenti non regge il confronto e non sa spiegare i criteri che giustificano il perché alcuni operatori siano stati stoppati ed altri mai fermati. Abbiamo provato molto imbarazzo per le dichiarazioni rese della presidente e dell'assessora Alessandra Calafiore, in merito alla stabilizzazione dei lavoratori.

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