La IV Sezione del Tribunale di Catania ha omologato l’accordo già raggiunto tra l’Azienda catanese attiva nel settore dell’igiene ambientale, Agenzia delle Entrate e Agenzia delle entrate-Riscossione.
L’Amministratore unico Rossella Pezzino de Geronimo: “Un eccellente risultato ma anche un nuovo punto di partenza. Le cadute ci aiutano a rinascere”. Si è conclusa con un lieto fine l’incredibile vicenda che ha visto la Società Dusty, da oltre quarant’anni attiva nel settore dell’igiene ambientale, vittima di una crisi finanziaria causata dal mancato pagamento dei canoni per trenta milioni di euro da parte di ATO Me2.
La IV Sezione del Tribunale di Catania (Presidente, dott. Mariano Sciacca; Relatore, dott. Fabio Letterio Ciraolo; Giudice, dott. Alessandro Laurino; Pm, dott. Fabio Regolo), ha omologato l’accordo già raggiunto da Dusty con l’Agenzia delle Entrate e con l’Agenzia della Riscossione, che prevede lo stralcio del sessanta per cento dei debiti tributari, da liquidare in dieci anni.
Grazie all’istituto della transazione fiscale, Dusty ha così riacquisito un perfetto equilibrio finanziario e patrimoniale che le consente di proseguire proficuamente la propria attività salvaguardando oltre mille posti di lavoro e di guardare al futuro con rinnovato ottimismo.
“La Società si è trovata ad affrontare una tempesta perfetta - ha commentato l’amministratrice unica, Rossella Pezzino de Geronimo - da un lato, il mancato pagamento nel periodo che va dal 2011 al 2013 di canoni dovuti da parte di ATO Me2 e dai ben 38 Comuni ad essa facenti capo; dall’altro, la necessità di continuare a garantire i servizi essenziali e a pagare gli operai, gli oltre tremila fornitori e gli investimenti, con consequenziale impossibilità di pagare integralmente i tributi, che man mano andavano lievitando per interessi e sanzioni applicate”. Considerata l’incapienza dell’Ambito Territoriale e l’impossibilità di rivalersi sui Comuni che hanno fruito dei servizi, ad oggi, decorsi quasi quindici anni, Dusty non ha potuto né incassare il credito di trenta milioni di euro vantato nei confronti di ATO Me 2 né utilizzarlo in compensazione con debiti tributari, stante il diniego opposto dal ministero dell’Economia e delle Finanze. La vicenda è attualmente sottoposta al vaglio della Corte di Cassazione e pende anche ricorso innanzi alla Corte di Giustizia Europea per i Diritti dell’Uomo.
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