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Caporalato alle Eolie, lavoratori stranieri in condizioni disumane: divieto di dimora per imprenditore edile a Panarea

L’inchiesta è scattata dopo un grave incidente col muletto. Il lavoratore che ha riportato la frattura del perone e gravi lesioni al ginocchio, è stato abbandonato sulla strada dopo l’incidente.

Una vasta operazione condotta dai militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Messina, con il supporto della Compagnia di Milazzo, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di un imprenditore italiano operante nel settore edile. L’ordinanza, emessa dal GIP del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto su richiesta della Procura della Repubblica, prevede il divieto di dimora e il sequestro penale preventivo di beni riconducibili all’indagato. L’uomo è accusato di intermediazione illecita e caporalato.

Le indagini: un infortunio sul lavoro come punto di partenza

L’inchiesta è scattata dopo un grave incidente sul lavoro verificatosi il 10 novembre 2023 sull’isola di Panarea, nel Comune di Lipari. Un lavoratore marocchino, irregolare sul territorio italiano, è rimasto ferito mentre guidava un muletto in uno dei depositi gestiti dall’indagato. Il mezzo si è ribaltato su una strada di montagna, causando al lavoratore la frattura del perone e gravi lesioni al ginocchio. Secondo la denuncia presentata successivamente, il lavoratore è stato abbandonato nei pressi di una strada dopo l’incidente. Solo l’intervento di un passante ha permesso il suo ricovero prima presso la guardia medica locale e poi, in condizioni critiche, all’Ospedale Cannizzaro di Catania.

Lo sfruttamento: condizioni di lavoro e vita disumane

Le indagini, coordinate dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e condotte con il supporto del Nucleo Operativo Gruppo Tutela Lavoro di Palermo, hanno fatto emergere un quadro inquietante. L’imprenditore avrebbe approfittato dello stato di bisogno di almeno sette lavoratori marocchini irregolari, sottoponendoli a condizioni lavorative e alloggiative degradanti. In particolare: I lavoratori vivevano in tre container fatiscenti situati su una proprietà privata dell’indagato, con stanze sovraffollate, una cucina in pessime condizioni e un unico bagno in stato di degrado. La retribuzione, inferiore agli standard di legge, variava tra i 5,70 e i 7 euro per giornate lavorative di 12 ore senza riposi né ferie. Erano minacciati di non ricevere parte del salario qualora si rifiutassero di firmare dimissioni volontarie. Venivano costretti a smaltire i rifiuti prodotti durante il lavoro tramite incenerimento. Le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro erano completamente ignorate.

Sequestri e misure preventive

Durante l’operazione, i Carabinieri hanno sequestrato i container utilizzati per l’alloggio dei lavoratori e due mezzi impiegati durante l’attività lavorativa. Lotta al caporalato L’operazione rappresenta un ulteriore passo nella lotta al fenomeno del caporalato, piaga che colpisce i lavoratori più vulnerabili. L’azione investigativa è stata diretta dal Procuratore Capo Giuseppe Verzera, in stretta sinergia tra la Procura e le Forze dell’Ordine. Va ricordato che l’indagato gode della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, avendo il diritto di difendersi in ogni fase del procedimento.

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