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Barcellona, il pescatore Vincenzo Marchese trovato morto sugli scogli: chiesta l'archiviazione

Secondo i magistrati inquirenti gli elementi apparsi sospetti, dagli urti subiti alla parziale mancanza di indumenti, compatibili con un quadro accidentale

La Procura di Barcellona, con atto firmato dal procuratore Giuseppe Verzera, e dal sostituto Dora Esposito, ha chiesto al Gip l'archiviazione del procedimento giudiziario avviato contro ignoti con la ipotesi di reato di “morte conseguente di altro reato” per la misteriosa fine, a Terme Vigliatore, dell’ex pescatore Vincenzo “Enzo” Marchese, 72 anni, ritrovato privo di vita la sera del 4 marzo scorso.
Il suo corpo, dopo l’allarme lanciato dalle nipoti che trovarono la casa aperta con le luci rimaste accese, fu ritrovato steso seminudo sulla scogliera artificiale del tratto di mare che lambisce l’abitato della frazione Acquitta. Le indagini, orientate a verificare eventuali responsabilità di terzi, non hanno fatto emergere elementi tali da confermare questa ipotesi. Anche la presunta lite con un gruppo di giovani migranti magrebini, che vivevano nelle vicinanze, è stata esclusa dalle testimonianze dei migranti magrebini residenti nella zona, supportate da immagini di videosorveglianza. Gli stessi hanno riferito di avere intrattenuto rapporti cordiali con l’ex pescatore che abitava vicino a loro.
Un ruolo determinante lo ha avuto l’autopsia condotta dal medico legale Letterio Visalli. Il referto, depositato il 2 maggio 2024, ha chiarito che la morte di Marchese sarebbe avvenuta per asfissia da annegamento. Nonostante il cadavere fosse stato ritrovato parzialmente immerso nell'acqua, il medico ha spiegato che l’annegamento può verificarsi anche con la sola immersione delle vie respiratorie, specie in condizioni di incoscienza. Il corpo di Marchese presentava, già nelle prime ore del ritrovamento, segni di traumi superficiali compatibili con il contatto passivo con gli scogli, causato – secondo le conclusioni della Procura – dal movimento ondoso. Tuttavia, non sono stati rilevati gravi traumi riconducibili a una violenta aggressione. Le fratture costali riscontrate sono state attribuite agli urti contro superfici dure durante il trascinamento del moto ondoso del corpo contro gli scogli artificiali realizzati lungo la battigia. Spiegato anche l’effetto di un’emorragia cerebrale riscontrata sulla salma, “considerata spontanea e derivante da una fragilità vascolare”. Secondo il medico legale, questa patologia “potrebbe aver causato la perdita di coscienza, portando Marchese a cadere e ad annegare in modo accidentale”. Si sarebbe trattato, in sintesi, di un quadro “compatibile con un evento accidentale. Le indagini, infatti, avrebbero escluso sia l’ipotesi omicidiaria sia quella suicidaria. La Procura ritiene improbabile che Marchese, noto per essere in buone condizioni fisiche e senza disturbi psichici, possa essersi tolto la vita. Anche l’ipotesi di un’aggressione è stata scartata, considerando la mancanza di lesioni compatibili con un attacco violento. Particolare attenzione è stata posta all’atipico abbigliamento dell’uomo, trovato seminudo. Il medico legale ha ipotizzato che i continui urti contro gli scogli, favoriti dal moto ondoso, possano aver contribuito al parziale denudamento del corpo, come spesso accade nei casi di annegamento. La sera della tragedia era caratterizzata da condizioni meteo avverse. La Procura ha spiegato che la scomparsa di alcuni effetti personali del defunto potrebbe essere attribuita al trascinamento da parte delle onde. Questo elemento non altera la ricostruzione dei fatti emersa dalle indagini. Alla luce delle indagini, la Procura ha concluso che la morte di Vincenzo Marchese non è attribuibile a responsabilità di terzi. L’esame autoptico avrebbe fornito dati scientifici chiari, escludendo elementi che possano giustificare ulteriori approfondimenti investigativi. Nella richiesta di archiviazione, i magistrati hanno sottolineato che eventuali altre ipotesi, come una caduta accidentale con conseguente emorragia cerebrale, appaiono difficilmente configurabili. Mancano, infatti, segni di trauma cranico compatibili con un urto diretto su superfici rocciose. La Procura ha chiesto al Gip di disporre l’archiviazione e la restituzione degli atti e dei beni sequestrati. In attesa della decisione del giudice, resta l’amaro mistero di una morte che sarebbe avvenuta in modo tragicamente accidentali. Diversa la valutazione del difensore dei familiari di Vincenzo Marchese, le sorelle e le nipoti, difese dall’avvocato Nino Aloisio che dopo aver letto le motivazioni della richiesta di archiviazione ha annunciato l’opposizione all’archiviazione delle indagini.

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