Erano tutti all’ospedale Papardo alle otto del mattino per l’ennesimo sopralluogo disposto dalla Procura alla ricerca della verità sulle morti sospette dei pazienti per infezioni dopo le operazioni eseguite in Cardiochirurgia.
Bisognava prelevare nuovi campioni dalle due sale operatorie, che sono ancora sotto sequestro, per effettuare altri esami.
C’erano i carabinieri dei Nas, alcuni degli indagati, i loro difensori e la nutrita schiera di consulenti della Procura e di parte, che saranno poi l’asse portante dell’inchiesta con le loro perizie. Poi di pomeriggio erano fissati a Palazzo di giustizia gli interrogatori di due dei sei indagati, ovvero la direttrice generale dell’ospedale Katia Di Blasi e il direttore sanitario Paolo Cardia.
Ma una “mossa tecnica” di alcuni dei difensori, avanzata in mattinata prima dei cosiddetti accertamenti tecnici irripetibili da effettuare al Papardo, sulla presunta irritualità dei primi prelievi effettuati nelle scorse settimane e di quelli da effettuare, dopo una lunga mattinata di consultazioni ha fatto posticipare il nuovo sopralluogo a data da destinarsi.
E anche i due interrogatori del pomeriggio a Palazzo di giustizia, sulla scia di quanto era successo di mattina, sostanzialmente si sono rivelati un passaggio meramente tecnico, senza il “faccia a faccia” vero e proprio magistrati-indagati.
Riavvolgiamo il nastro. In mattinata, al Papardo, gli avvocati Nunzio Rosso e Giovanni Mannuccia, che assistono la Di Blasi, hanno depositato una memoria con cui hanno in pratica evidenziato - ovviamente a loro avviso - la non corretta ritualità del sopralluogo all’ospedale per il prelevamento di campioni, eccependo la nullità degli avvisi di accertamento tecnico. Scrivendo tra l’altro: «... non risulta indicato (né previamente eseguito) il luogo giorno ora del conferimento di incarico nelle forme previste e disciplinate dall’art. 360 c.p.p., tenuto conto che per espressa previsione di legge i difensori ed i consulenti eventualmente nominati hanno diritto di assistervi e - tra l’altro - formulare osservazioni e riserve», mentre risultava «... unicamente l’avviso di procedere agli accertamenti indicati, peraltro in maniera oltremodo generica».
Questo, secondo i due legali, ha generato «... forti dubbi in ordine alla legittimazione del consulente del Pm a procedere nelle forme previste e disciplinate dall’art. 360 c.p.p.», e, sempre secondo i due legali «... impedisce il pieno esercizio del diritto di difesa». A conclusione della memoria difensiva i due legali si sono riservati poi di chiedere su tutta la vicenda l’incidente probatorio, che in sintesi è quella udienza camerale che si tiene davanti al gip per cristallizzare lo stato delle prove.
Dopo un paio d’ore, era mezzogiorno, e dopo una serie di colloqui tra i carabinieri dei Nas e le pm Annamaria Arena e Alice Parialò, la Procura ha disposto il classico “non procedersi in data odierna agli accertamenti, riservando l’esito di ulteriori comunicazioni”.
Sempre ieri, per il capitolo interrogatori, intorno alle 14 il direttore sanitario del Papardo Paolo Cardia, accompagnato dal suo legale di fiducia, l’avvocato Salvatore Papa, si è presentato in Procura per essere sentito dalle due pm. Anche l’avvocato Papa, che aveva già depositato alcune memorie in precedenza sul portale dedicato, ieri ha prodotto altra corposa documentazione sull’attività espletata dal suo assistito da quando ha preso possesso della sua carica, sostanzialmente ai primi di settembre di quest’anno. E tecnicamente, in attesa di conoscere l’evoluzione dell’inchiesta, Cardia si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Qualche ora più tardi davanti alle due pm è comparsa la Di Blasi con i suoi difensori, gli avvocati Rosso e Mannuccia, che hanno tra l’altro chiesto di accedere alle cartelle cliniche dei pazienti sequestrate dai carabinieri, e anche lei si è avvalsa della facoltà di non rispondere in attesa degli sviluppi.
Complessivamente sono sei le persone che ricoprono ruoli amministrativi e medici all’interno del Papardo, iscritte nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio colposo. Si tratta di: Katia Di Blasi, direttore generale; Paolo Cardia, direttore sanitario; Vincenzo Manzi, direttore amministrativo; Francesco Patanè, direttore dell’Uoc di Cardiochirurgia; Maria Chiara Zucchetti, direttore della Uoc di Rianimazione, e Silvio Tommasini, responsabile della Terapia intensiva post operatoria. Il collegio di difesa è composto dagli avvocati Salvatore Silvestro, Carmelo Vinci, Nunzio Rosso, Giovanni Mannuccia, Giuseppe Ventura Spagnolo e Salvatore Papa.
Sono parecchi anche i consulenti, e anche di primo piano a livello nazionale, nominati dalla Procura e dalle parti. Ecco quelli nominati dalle difese: il prof. Cristoforo Pomara, il dott. Mario Chisari, la prof. Margherita Anna Ferrante, la prof. Elvira Ventura Spagnolo, la prof. Stefania Stefani, la prof. Monica Salerno. Mentre la Procura si avvale in questa fase della dott. Daniela Maria Aita con i suoi collaboratori, la dott. Sofia Spitaleri e il perito industriale Andrea Galeano.
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