L’ex rettore e il suo grande accusatore, come i duellanti di quello splendido film di Ridley Scott del ’77, una mattina d’autunno in un’aula di giustizia, separati da un banco di legno che delimita l’aula vera e propria dall’anticamera, dove si siedono testimoni e spettatori. Con qualche scintilla verbale e una dialettica piuttosto “accesa” tra i loro avvocati sulle domande da ammettere tra esame e controesame e quelle da cestinare, e la giudice monocratica Rosa Aliberto a definire categoricamente con eleganza il ritmo “caldo” d’udienza.
Quando si dice il destino. Proprio ieri mattina, in mezzo a tutto quello che negli ultimi mesi è successo all’Università, ecco la prima udienza del processo per diffamazione che l’ex rettore Salvatore Cuzzocrea ha intentato contro il componente del Senato accademico e sindacalista della Gilda-Università Paolo Todaro, che quindi in questo procedimento si ritrova come imputato. Il primo assistito dall’avvocata Elena Florio, il secondo dal collega Paolo Sciglitano («mi faccia parlare e non m’interrompa» la frase più ricorrente tra i due).
Al centro la nota, inviata tra gli altri alla Corte dei Conti e alle Procure di Messina e Reggio Calabria, e poi il comunicato stampa, che Todaro diffuse tra il 6 e il 7 luglio del 2020, quando ancora il “caso Anac” e il “caso rimborsi” erano di là da venire, con le clamorose dimissioni dell’ex rettore a ottobre del 2023.
In quello scritto del 2020 Todaro ventilava un «potenziale conflitto di interessi, assenteismo e indennità impropriamente percepite dalla più alta autorità accademica», che era appunto l’allora rettore Cuzzocrea. Perché? Perché - scrisse Todaro - «Cuzzocrea “... non ha mai fatto parte della ex Facoltà di Medicina” e che “egli giustifica la presenza, in gran parte presso l’Aou come lavoro istituzionale, e pur non completando il normale orario settimanale, percepisce ed ha percepito anche le indennità accessorie”». Insomma che in pratica era un assenteista conclamato al Policlinico e non aveva diritto ad alcune indennità che invece percepiva.
Accuse che ieri mattina l’ex rettore, sentito a lungo in aula, nel corso del suo esame ha rispedito categoricamente al mittente bollandole più volte come «assolutamente false», e affermando alcuni concetti-chiave. Ovvero: di aver fatto parte della ex facoltà di Medicina «a decorrere dal 29 giugno 1999 quale ricercatore universitario per il settore scientifico disciplinare E07X Farmacologia»; e quanto al conflitto di interessi adombrato da Todaro «... nessuna norma vieta al rettore di essere titolare di incarico di struttura complessa o semplice o responsabilità di un programma, né alcuna norma - men che meno del protocollo d’intesa -, prescrive la incompatibilità dell’incarico di rettore con quello di direzione di struttura complessa o semplice o responsabilità di un programma»; ed ancora, quanto alle accuse di assenteismo e indebita percezione dell’indennità assistenziale, l’ex rettore ha spiegato che era «esattamente il contrario», ovvero che giustificava di volta in volta in facoltà al Policlinico la sua assenza per impegni istituzionali e non, e che «l’indennità connessa alla posizione di responsabilità del programma, non è collegata al numero di ore prestate, ma al raggiungimento degli obiettivi predeterminati dall’azienda, valutati e liquidati ai sensi di quanto previsto dal regolamento di affidamento»; in definitiva «le indennità sono tutte previste dalla legge e disciplinate dai contratti collettivi ed individuali e non vi sono divieti di cumulo o incompatibilità tra di esse».
E Todaro? In aula è rimasto per tutto il tempo in silenzio, ieri non era il suo giorno per essere sentito e spiegare le sue ragioni, lo farà il 7 maggio prossimo. E sicuramente non sarà un’udienza tranquilla.
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