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Messina, al processo "Montagna Fantasma" c'è un "imputato scomparso dal verdetto"

Tribunale di Messina

Riceviamo e pubblichiamo dal legale Antonino Cappadona

Quale difensore del Sig. Lombardo Mario imputato nel procedimento di traffico illecito di rifiuti denominato “Montagna Fantasma”, che si è definito venerdì 15 novembre u.s., invio una nota ad integrazione della notizia pubblicata dalla Vostra Pregiata Testata. Nel mondo della Giustizia può avvenire anche questo: può accadere di essere indagati in un grave procedimento di traffico illecito di rifiuti che ha grande risonanza mediatica; può accadere di essere rinviati a processo e - vista la portata delle indagini e la gravità complessiva delle imputazioni -, essere lasciato al severo giudizio dell’opinione pubblica. Può accadere poi di difendersi affrontando un complesso processo ed un estenuante dibattimento, di ascoltare la discussione del Pubblico Ministero che suo malgrado è costretto a chiedere la prescrizione del reato contestato e l’arringa del difensore che si straccia le vesti per dimostrare l’estraneità del proprio assistito ai fatti contestati. Può accadere di attendere 12 ore di camera di consiglio perché non è esclusa la possibilità di essere condannato e perché la dichiarazione di prescrizione del reato o l’assoluzione, per chi ha la certezza di essere estraneo ai fatti contestati, non sono la stessa cosa. Può accadere (e non dovrebbe accadere) di “scomparire” dal dispositivo, di rimanere nel limbo, di non conoscere l’esito di un procedimento che è durato oltre due anni. La vicenda non può essere liquidata con l’ipotesi di un “refuso tecnico della sentenza”, perché in quel refuso oggi potrebbe esserci ciascuno di noi e, al sol pensarci, la circostanza ci farebbe tremare i polsi. Tanto dovevo al mio assistito e alla Toga che indosso.
Cordialmente.

Egregio Avvocato Cappadona, il termine “refuso tecnico della sentenza”, dallo scrivente adoperato quando si è trattato di dare conto della sentenza nel processo che Lei cita, è ovviamente soltanto la ipotetica spiegazione definita a posteriori di quanto potrebbe essere accaduto prima della lettura del dispositivo in aula, essendo noi cronisti solo testimoni di ciò che accade nelle aule di giustizia, senza poter ovviamente partecipare alle camere di consiglio. In quel dispositivo di sentenza mancavano, come Lei afferma, rispetto alle richieste formulate dalla Procura a conclusione della requisitoria, i nomi di due persone coinvolte in precedenza nel processo, e al cronista non è rimasto altro da fare che evidenziarlo nell’articolo. La “colpa” originaria quindi, ed è di solare evidenza, era nel dispositivo di sentenza e non nell’articolo. Null’altro. Registro il Suo rammarico per, come dire, la “sospensione” della posizione del Suo Assistito, che getta nel limbo dell’incertezza una persona che ha diritto di conoscere il responso che lo riguarda. Ma come Lei ben comprenderà non compete certo al cronista di risolvere la questione della “mancanza”, né tantomeno di spingersi ad ipotizzare un verdetto non scritto. Tanto Le dovevo. Cordialmente. n.a.

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