Altri sei mesi di tempo per indagare ancora sul “caso rimborsi” e sull’attività dell’ex rettore dell’Università di Messina Salvatore Cuzzocrea. Li ha chiesti al gip Eugenio Fiorentino la Procura di Messina diretta da Antonio D’Amato, a distanza di un anno dall’apertura del fascicolo e del blitz della Guardia di finanza, era l’ottobre del 2023, negli uffici del rettorato per acquisire atti sulla vicenda. Fatto che rese pubblica l’inchiesta.
Furono gli investigatori della Finanza infatti a presentare l’ordine di esibizione in copia degli atti di tutta la vicenda negli uffici del rettorato, su delega della Procura. E lavorarono all’epoca parecchie ore per prelevare l’intera documentazione amministrativa sul “caso rimborsi”.
E con la richiesta di proroga delle indagini si ha adesso una vera e propria discovery, visto che fino ad oggi era tutto molto “blindato”, quantomeno sulle ipotesi di reato che la Procura delinea in questa fase preliminare delle indagini a carico del prof. Cuzzocrea. Si tratta di quattro fattispecie, ovvero l’ormai abolito abuso d’ufficio, la turbativa d’asta, la truffa ai danni dello Stato e il peculato.
La scansione temporale che la Procura sta vagliando in questi mesi, anche con una serie di interrogatori di persone informate dei fatti, soprattutto tra i docenti e i dipendenti del rettorato dell’Università, è molto vasta. A quanto pare le date focalizzate sono intorno al 4 ottobre del 2023, e poi in un periodo compreso tra il 2019 e il giugno del 2023.
La richiesta di proroga è siglata da tre magistrati, i sostituti procuratori Giuseppe Adornato, Liliana Todaro e Roberta La Speme. Il gip Fiorentino nel suo provvedimento ne ha disposto la notifica all’interessato, con l’avvertenza che ha a disposizione cinque giorni di tempo, dal momento della notifica, per presentare memorie, cosa che è presumibile che il prof. Cuzzocrea farà, attraverso i suoi legali, gli avvocati Giorgio Perroni di Roma e Elena Florio di Messina.
A sollevare il “caso rimborsi”, nel settembre del 2023 era stato Paolo Todaro, componente del Senato accademico e segretario della Gilda Università, che aveva acceso i riflettori sui rimborsi, per oltre due milioni di euro, ricevuti tra il 2019 e il 2023 dall’ex rettore Cuzzocrea. Todaro aveva chiesto una verifica su rimborsi per 2.217.844 euro. E aveva scritto alla Procura regionale della Corte dei conti di Sicilia, all’Autorità nazionale anticorruzione e alla Procura di Messina. Qualche settimana dopo venne sentito in Procura come persona informata dei fatti, dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalla sostituta Roberta La Speme. La vicenda ebbe poi il clamoroso sviluppo il 9 di ottobre del 2023, con le dimissioni anticipate del rettore, il cui mandato scadeva invece in primavera, aprendo di fatto la campagna elettorale per l’elezione della nuova guida dell’università.
Cuzzocrea si era sempre difeso dalle accuse, parlando non solo di una «macchina del fango», ma di un vero e proprio piano, partito da lontano, con un solo obiettivo: far cadere il rettore. Quando si dimise fece riferimento, di fatto, ad una sorta di complotto, tutto interno all’Università di Messina, del quale si sentì vittima. Una narrazione messa poi nero su bianco nella lettera trasmessa alla Crui, la Conferenza dei rettori italiani, della quale Cuzzocrea era presidente e dalla quale, come logica conseguenza, dopo le dimissioni da rettore di Messina, decadde.
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