«Cella 7. C’è un detenuto, osservato a vista, che di cognome fa Domenico Lauria. È un evidente caso psichiatrico che attende che si liberi un posto nell’Atsm di Barcellona Pozzo di Gotto. È a Trapani da un anno e sei mesi, parla in continuazione ed è pieno di tagli soprattutto sulle braccia. Dice “mi taglio tutti i giorni, mi impicco tutti i giorni, mi vogliono portare alla morte. Sei o sette volte sono riuscito ad andare in ospedale, uscendo da questo inferno. Tutti i reati che ho commesso sono per tossicodipendenza. Da quando sto qua mi hanno fatto almeno 15 Tso. Il metadone che mi danno ha un dosaggio troppo basso e non mi fa niente». Sono agghiaccianti le parole contenute nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Trapani, epilogo di un’indagine della Procura che ha portato ad indagare su venticinque poliziotti penitenziari del carcere “Cerulli” di Trapani, accusati a vario titolo e in concorso di tortura, abuso d’autorità contro alcuni detenuti e falso ideologico. Parole che costituiscono un focus sulle condizioni carcerarie del 28enne messinese Ivan Domenico Lauria, trovato morto in carcere a Catanzaro venerdì scorso. Lauria era stato a lungo detenuto anche a Trapani. E la famiglia del ragazzo, con il legale che l’assiste, l’avvocato Pietro Ruggeri, nei prossimi giorni dovrebbe formalizzare una denuncia anche alla Procura di Trapani, così come ha già fatto a Catanzaro, dove è stata aperta un’inchiesta sul decesso in cella del 28enne. «Il suo corpo - ha dichiarato nei giorni scorsi il legale che assiste la famiglia, l’avvocato messinese Pietro Ruggeri -, presentava evidenti ematomi e varie e profonde ferite da taglio, ma il referto medico stilato dopo il decesso parla di «abuso di sostanze stupefacenti e arresto cardiaco». L’inchiesta è stata aperta dalla pm di Catanzaro Francesca Delcogliano, ma questo dopo che i familiari con il loro legale hanno presentato una denuncia ai carabinieri della compagnia di Messina Centro, perché il corpo era già stato restituito ai familiari. L’autopsia è giù stata eseguita. Si aspettano adesso i risultati anche dei vari prelievi effettuati dal medico legale. Lauria da ultimo era detenuto nell’Istituto penitenziario “Ugo Caridi” di Siano, a Catanzaro, per scontare un cumulo di diverse pene: complessivamente 11 anni, 2 mesi e 21 giorni. Venerdì scorso la notizia del decesso è piovuta come un macigno sui familiari che si sono recati nel capoluogo calabrese per riportare la salma a Messina. «Invalido civile al 75% - ha dichiarato l’avvocato Ruggeri - con gravi problemi di salute mentale accertati anche da consulenti d’ufficio nominati nei vari procedimenti, per il quale era stata nominata amministratore di sostegno la madre a causa delle sue invalidità, non gli era stato concesso dal Tribunale di sorveglianza di Palermo in data 7 dicembre 2023 il differimento dell’esecuzione della pena». Nel tempo, infatti, le condanne si erano accumulate «per lo più riguardavano furti e resistenza a pubblico ufficiale» ha spiegato il legale. Il giovane era quindi finito in carcere per scontare le condanne. Fin dal 2021 il legale aveva presentato istanze per chiedere un avvicinamento, affinché la madre lo potesse accudire, inoltre aveva presentato istanze anche «al Dap e al ministero di Giustizia affinché venisse collocato in una struttura adeguata alle patologie». «Domani (oggi per chi legge, n.d.r.) alle 9.30 visiterò, con Pino Apprendi, Garante dei detenuti, e Nina Grillo dell’esecutivo di Italia Viva Sicilia, il carcere Pietro Cerulli di Trapani. È il carcere dove hanno arrestato le guardie che torturavano». Lo ha annunciato ieri Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera.