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Messina, la "vecchia" Atm è un caso ancora aperto. Ecco perchè

Cinque anni fa ne veniva disposta la liquidazione, senza mai approvarne il piano. E ora l’azienda speciale è insolvente

A volte lo si dimentica, ma esiste ancora un’altra Atm. La “vecchia” Atm. Messa in liquidazione ma, di fatto, mai liquidata. Un’azienda che oggi non dispone più di liquidità e per la quale non è più rinviabile la liquidazione coatta amministrativa, che però non arriva, lasciando tutto fermo, ormai, da cinque anni. È utile riavvolgere il nastro all’origine di questa vicenda, e cioè al 23 novembre 2018 quando, nell’ambito del “Salva Messina”, il consiglio comunale approva la messa in liquidazione dell’Atm, per costituire, appunto, la nuova Spa. A quel punto si è innescato un lungo iter, con la nomina, da parte del sindaco, della commissione liquidatrice (al vertice Pietro Picciolo) e la redazione, da parte di quest’ultima, del piano di liquidazione, l’atto fondamentale che formalizza la liquidazione stessa e che va, anch’esso, approvato dal consiglio comunale. Ma qui si innesca il momento spartiacque: a metà dicembre 2019, nel bel mezzo di uno scontro politico (con tanto di dimissioni minacciate dall’allora sindaco Cateno De Luca), il consiglio comunale boccia il piano di liquidazione. A quel punto l’Amministrazione cambia strategia e decide di rivolgersi direttamente alla Regione, chiedendo la dichiarazione di liquidazione coatta amministrativa «in quanto non è ipotizzabile procedere alla liquidazione volontaria, in assenza del supporto del Comune con la non approvazione da parte del consiglio comunale del piano di liquidazione».

Ma a distanza di cinque anni, la Regione non ha mai dato il via libera alla liquidazione coatta amministrativa, lasciando la vecchia Atm, azienda speciale, in una sorta di limbo. L’ultima relazione del commissario liquidatore, Pietro Picciolo, risale a poco meno di un mese fa, 15 ottobre. E in quel documento, trasmesso al sindaco, viene confermato «lo stato di crisi dell’azienda speciale, la quale non è in condizione di far fronte alla grave situazione debitoria culminata con un pignoramento dell’agenzia delle entrate-riscossione per 7,6 milioni di euro, la quale ha definitivamente conclamato lo stato di insolvenza dell’azienda speciale».

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