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Messina, Atm ad alta tensione: l’azienda “stoppa” il premio di produzione

L’accordo integrativo precedente è scaduto il 30 settembre e i suoi effetti sono da ritenersi conclusi, già a partire dal 1° ottobre. Quindi in modo retroattivo. Il che significa, in soldoni, stop al premio i produzione per i lavoratori di Atm. Lo ha ribadito il management di Atm (non è un caso se la parola, nella riunione del 6 novembre, l’ha presa Carla Grillo, prossima presidente “in pectore”) ai rappresentanti di Fit Cisl, Orsa e Faisa Cisal, dopo la clamorosa bocciatura del nuovo accordo integrativo alla fine del referendum tra i dipendenti. Accordo che era stato frutto di un tavolo separato con Filt Cgil, Uil Trasporti e Ugl e che aveva provocato una profonda spaccatura sindacale.
I sindacati “vincitori” hanno presentato subito una contro-proposta, con alcune modiche: riconoscere come presenza effettiva, anche nel premio mensile, i permessi previsti dalle recenti sentenze di cassazione (ad esempio per 104); eliminare la penalizzazione per gli anticipi in linea con l’utilizzo dell’Avm, la flessibilità e la reperibilità obbligatoria (prevedendola, invece, solo su base volontaria); operatori di esercizio impiegati nelle zone secondo gli accordi sanciti dal referendum aziendale del 2022; applicare la tutela assicurativa (articolo 34 del contratto nazionale); possibilità di ricorrere al consiglio di disciplina contro tutte le sanzioni disciplinari erogate dal direttore generale; concordare l’organizzazione del lavoro; non considerare comportamento sanzionabile la mancata vendita di titoli di viaggio ai capolinea; mantenimento delle soste ai capolinea.
L’azienda ha fatto sapere che si «riserva di valutare» le proposte. Ma nel frattempo il clima è rovente e i segretari di Fit Cisl, Faisa Cisal e Orsa chiedono un incontro urgente al sindaco Federico Basile, al vicesindaco Salvatore Mondello e a tutti i consiglieri comunali, «per una celere ripresa della trattativa finalizzata a rinnovare, in tempi brevi, il premio di produzione che rappresenta una quota irrinunciabile del salario dei lavoratori».

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