Si chiude con due condanne in abbreviato e due patteggiamenti la prima tranche dell’udienza preliminare davanti alla gup Ornella Pastore nata dall’inchiesta della Procura e della Guardia di finanza sulle “pressioni politiche” per appalti e assunzioni sui vertici amministrativi dell’ospedale Papardo. Un’indagine che nel luglio dell’anno scorso portò agli arresti domiciliari l’ex onorevole regionale Antonio Catalfamo, prima nella Lega e poi in Forza Italia. Oltre all’ex parlamentare era imputata in questo troncone la dirigente dell’ospedale Francesca Paratore. I due sono stati assistiti rispettivamente dagli avvocati Tommaso Calderone e Giuseppe Lo Presti.
Compresa in questo contesto c’era anche un’altra vicenda marginale, per un altro capo d’imputazione, che riguardava un’ipotesi minore di falso per un medico della struttura in servizio come responsabile del laboratorio di analisi, il dott. Daniele Caruso, e un paziente, Giuseppe Arena, assistiti dagli avvocati Nunzio Rosso e Igor Costa. In concorso con la Paratore secondo l’accusa avrebbero attestato che Arena aveva effettuato un tampone di prelievo per l’accertamento del “coronavirus” e anche l’esito, quando in realtà sempre secondo l’accusa l’esame non sarebbe stato mai effettuato.
La gup Pastore ha deciso in abbreviato due condanne: per Catalfamo a 5 anni e 4 mesi, per la Paratore a 5 anni e 8 mesi (c’era in più per lei tra i capi d’imputazione la vicenda del tampone). Caruso e Arena hanno invece patteggiato la pena di 10 mesi (pena sospesa). Il pm Marco Accolla in rappresentanza della Procura aveva chiesto per Catalfamo e Paratore la condanna a 6 anni.
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