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Fiera di Messina, il futuro dipende... dall'acqua!

Gli esempi di villa Dante e del parco Moro: utilizzare un pozzo autonomo

Non ci sono solo i messinesi ad essere “appesi ” all'acqua. Adesso anche il futuro della Fiera dipende dalle risorse idriche. Il punto di svolta è arrivato e non si può tergiversare oltre. Il cantiere è giunto quasi al 60% del suo sviluppo ma ora è ad un bivio.
Il progetto originale prevede che in tutto l'affaccio a mare fieristico possano essere piantati 15mila metri quadri di verde, fra prato, arbusti, alberi e fiori. Un impatto imponente, simile a quello del Foro Italico a Palermo, proprio per la stretta vicinanza al mare e per l'apertura alla città di un'area preziosa e apprezzata.
Ma per manutenere tutto quel verde, uguale a un campo e mezzo di calcio, serve una quantità straordinaria di acqua. La stima è di 160mila litri al giorno, che specie nella stagione calda, è impossibile recuperare in quella zona. E, aggiungiamo, che non è nemmeno corretto privare i residenti di quell’area di una tale quantità d'acqua per il verde, dopo che la crisi idrica ha mostrato tutti i limiti dell'approvvigionamento continuo.
E allora come si fa a contemperare un'area verde così grande e gradevole con l'esigenza di non distogliere risorse idriche alla città? La soluzione che l’Autorità di sistema portuale dello Stretto e il progettista Giovanni Lazzari hanno trovato è stata quella di avviare una ricerca dell'acqua in tutta l'area dell’ex Fiera.

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