È stato arrestato mentre si trovava ad Assisi in rappresentanza del Comune di Itala, il vice sindaco del centro ionico, il 43enne Carmen Palo, agente penitenziario in servizio al carcere di Giarre.
A suo carico sarebbero contestati degli episodi di corruzione, aggravati dall’avere agevolato la mafia, in favore in un detenuto, Antonino Di Grazia (43 anni, anche lui destinatario dell’ordinanza cautelare in carcere), figlio di Orazio, indicato come il responsabile della famiglia Laudani nel rione Picanello di Catania. Il gip si è riservato di decidere sugli arresti domiciliari richiesti per un terzo indagato dopo l’interrogatorio preventivo previsto dalla nuova normativa. Probabilmente nei prossimi giorni anche Palo dovrà essere sentito dal gip etneo per l’interrogatorio di garanzia, e si chiariranno meglio i contorni della vicenda.
Si tratta di una inchiesta della Procura di Catania che ha al centro l’attività del clan Laudani e che nei giorni scorsi, dopo alcuni mesi di indagine, ha portato all’emissione di una serie di misure restrittive. Il sindaco Laudini ha deciso intanto di revocare la nomina e a Palo subentra l’assessora Francesca Cacciola.
Sia il vice sindaco Palo che il detenuto Di Grazia sono gravemente indiziati, in concorso tra loro, di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio con l’aggravante del metodo e delle modalità mafiose e di accesso abusivo a sistemi informatici con l’aggravante del metodo e delle modalità mafiose.
Quelle "scommesse" di calcio gestite dal clan Laudani
Il provvedimento restrittivo compendia gli esiti di un’attività di indagine, scaturita da alcune segnalazioni provenienti dalla Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Giarre, che avrebbe permesso di accertare come Di Grazia sfruttando l’interesse di Palo per le scommesse sportive, gli avrebbe fornito di volta in volta notizie sui risultati di incontri di calcio di serie minori che, a suo dire, sarebbero state truccate per effetto di un accordo illecito sostenuto dalla famiglia mafiosa di appartenenza e gli prometteva il pagamento degli importi per sostenere le scommesse.
In cambio di tali favori, il vice sindaco Palo offriva la sua piena disponibilità a compiere atti contrari ai doveri d’ufficio in favore del detenuto, omettendo controlli e segnalazioni nei suoi confronti, fornendogli informazioni riservate anche acquisite tramite banche dati in uso esclusivo alle Forze dell’Ordine ovvero ritardando il deposito di rapporti disciplinari a carico del detenuto al fine di evitare conseguenze sull’imminente rilascio di permessi premio.
Le indagini hanno delineato un quadro di totale asservimento della funzione pubblica esercitata dal vice sindaco di Itala agli interessi personali e privati del detenuto tanto che quest’ultimo prefigurava al pubblico ufficiale, una volta conclusa la sua detenzione, possibili affari illeciti in comune nonché gli prometteva la consegna di ingenti somme di denaro da custodire presso l’abitazione dell’agente penitenziario con la possibilità di utilizzarle.
Il noto bar di Catania intestato a un prestanome
L'attività investigativa ha permesso, inoltre, di far emergere l’intestazione fittizia del notissimo bar catanese denominato “Caffè Etna S.r.l.s.”, intestato a soggetti “di comodo”, al fine di eludere misure di prevenzione.
Il Giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica, ha quindi disposto nei confronti dei due indagati sopra menzionati l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere e inoltre il sequestro preventivo delle quote della “Caffè Etna S.r.l.s.” nonché del complesso aziendale, il cui valore - secondo le prime stime - potrebbe attestarsi intorno ai 600.000 euro, in relazione al delitto di trasferimento fraudolento di valori. La posizione del titolare “di fatto” dell’esercizio commerciale è attualmente al vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari.
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