Messina può riappropriarsi del suo affaccio a mare, Basile: "Adesso ci credano anche gli imprenditori"
Chissà se tornerà il “Lido Sud”, quello che è stato il riferimento balneare per tutta una porzione della città fino agli anni ’60. Era il 1926 quando il regio istituto superiore di veterinaria diventa Facoltà universitaria e l’accademia peloritana aprì uno stabilimento balneare a servizio degli studenti. Quaranta anni dopo, i primi insediamenti industriali, alcuni anche senza autorizzazione, ha spento le luci sulla zona e di quel Lido Sud non è rimasto che il ricordo di chi ha oggi i capelli bianchi. «Ero da poco diventato direttore generale del Comune – dice il sindaco Basile – e ricordo quando il vicesindaco Mondello mi portò la scheda progettuale della trasformazione dell’ex Macello. Tre anni dopo si aggiunge il tassello dell’avvio della demolizione ad una strategia più ampia su tutta quell’area. Quella che punta a valorizzare, anche attraverso il Piau, tutta la zona che va dal Cavalcavia a Gazzi. Dalla zona del Macello può partire il nuovo sviluppo della città. Una Messina che si riprende il suo territorio dopo aver costruito per decenni aggrappandosi a qualunque collina o in posti che andavano lasciati nella loro naturale condizione». Al di là del polo di aggregazione che sorgerà entro il 2026 (ma il calendario del Pnrr potrebbe avere presto sviluppi e proroghe ad hoc) la trasformazione di quello spazio sarà un tocco magico per tutta la zona a valle della via La Farina, per troppo tempo considerata una “periferia centrale”. «Siamo a 5 minuti a piedi dal viale San Martino – dice Basile – e la nuova Don Blasco avete visto che effetto ha avuto? Supermercati ( e altri ne nasceranno), centri commerciali, studi professionali. Il nuovo polo al posto del Macello darà nuovi spazi di riqualificazione che potranno attrarre nuovi investimenti. È proprio cambiata la vita di tutto quel rione, ora servono imprenditori che ci credano, perché le infrastrutture e i servizi già ci sono. Con la via Don Blasco praticamente pronta (lo sarà in primavera, ma è percorribile almeno l’80% del suo percorso, ndc), che collega a due svincoli autostradali, alla stazione e al porto, oltre che al centro città, perché non può nascere, per esempio un business hotel in quella zona?» . Ma la Messina che si riappropria del suo mare, ha assestato da poco un nuovo colpo. Quello che porterà alla restituzione di altri 5 ettari alla città. «Con Ferrovie – conclude Basile – ci sentiamo spessissimo per preparare il protocollo per la zona delle Grandi Officine. Quell’area e quei capannoni sono stati valutati 20 milioni di euro e noi vorremmo che Ferrovie non andasse via ma che continuasse a credere in Messina e in uno sviluppo diverso di quella zona». (dom.be.)