Dimissioni «improvvise e improvvisate». Se la scelta delle parole non è casuale, quella fatta dall’Amam per rendere noto l’addio all’azienda da parte del direttore generale (ormai ex) Pierfrancesco Donato dice già tanto. Perché un conto sono dimissioni improvvise, dunque inattese. Un conto è il senso di quell’altro aggettivo, “improvvisate”, che include un non certo velato giudizio negativo. Del resto Donato e i vertici dell’azienda che gestisce il servizio idrico – e che, dunque, è finita nell’occhio del ciclone quest’estate a causa dell’emergenza – erano separati in casa da tempo. E da tempo i rapporti erano tesi, vissuti a colpi di ordini di servizio e contestazioni formali.
Il comunicato diffuso ieri pomeriggio dal consiglio d’amministrazione dell’Amam – presidente Loredana Bonasera, consiglieri Alessandra Franza e Adriano Grassi – è scarno di dettagli, ma al tempo stesso è duro nei contenuti. «Nelle ultime ore – si legge – abbiamo ricevuto le dimissioni improvvise ed improvvisate, del direttore generale di Amam. Questa comunicazione, nel contesto generale delle attività in corso, e considerato il quadro operativo complessivo, non può che suscitare perplessità e stupore». Le «attività in corso» e il «quadro operativo e complessivo» sono, evidentemente, relativi alla crisi idrica, ma non solo: ci sono cantieri di cruciale importanza aperti in città, quelli che, nei piani dell’azienda, dovrebbero portare al famoso obiettivo “acqua h24” entro marzo 2026. Cantieri da monitorare oppure – come accaduto proprio quest’estate per tamponare la crisi – da modificare, nella tempistica d’esecuzione, in corso d’opera.
Qui inizia la parte più dura del comunicato, quella che “dice e non dice” dei motivi delle dimissioni : «Non possiamo fare a meno di sottolineare – è il proseguo – che, negli ultimi mesi, il Consiglio di amministrazione di Amam aveva incalzato più volte il direttore su specifiche questioni anche con apposite comunicazioni di servizio. A seguito dei mancati riscontri si è provveduto, in data 27 e 30 settembre 2024, a formalizzare puntuale contestazione su questioni che hanno riguardato alcune dinamiche gestionali che hanno evidenziato delle criticità in più settori operativi della società». Un atto d’accusa generico, da un certo punto di vista, ma preciso, nella sostanza: Donato non era più in linea con gli indirizzi della governance. E, a quanto pare, non lo era da molto tempo, tant’è che da molto tempo, nonostante le frequenti conferenze stampa dell’Amam, si notava la sua costante assenza, immagine di una distanza palese. Sembra chiaro che la crisi idrica ha giocato il suo ruolo in questa storia, ad esempio nella tempestività operativa su alcuni interventi, su tutti l’attivazione dei pozzi (avvenuta ad inizio settembre, secondo alcuni troppo tardi, con altri pozzi che ancora attendono), ma non ci sarebbe solo l’emergenza dietro questo scossone.
Sia in azienda che a Palazzo Zanca le bocche sono cucite, il Cda dell’azienda si limita a comunicare che «abbiamo provveduto ad informare il sindaco al fine di intraprendere nella sua qualità di socio unico i provvedimenti che riterrà più opportuni per ripristinare al più presto l'organo gestionale dell'azienda». Anche il sindaco Federico Basile, che aveva nominato Donato nell’aprile 2023, rimane in silenzio. Ha preso atto delle dimissioni e nei prossimi giorni deciderà il da farsi. Sull’ennesima bufera attorno alla società partecipata che più delle altre, e per ovvi motivi, quest’estate è finita nel mirino della cittadinanza.
Messina, la crisi idrica e non solo: uno scossone le dimissioni del dg che il Cda di Amam definisce "improvvisate"
Colpo di scena la decisione del dorettore generale Pierfrancesco Donato
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