Fin dal principio la crisi idrica a Messina viaggia su due binari paralleli: quello dell’emergenza vissuta da una parte della popolazione, rimasta coi rubinetti a secco e ancora oggi in affanno; e quello dello scontro politico, acceso sia dal tormentone dell’acqua a Taormina, sia dai disagi patiti da parte della cittadinanza, quasi inevitabilmente finiti sull’agenda delle opposizioni all’amministrazione Basile e al suo leader De Luca.
Due binari che si incrociano nel caso più recente, quello aperto dalla nota con la quale, di fatto, il dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione nega la necessità del comune di Messina di recuperare più acqua dal sistema Bufardo-Torrerossa, riducendo la concessione di risorse idriche per uso irriguo. Una nota cavalcata nell’immediato dalla senatrice Dafne Musolino, che ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta sull’Amam e sulla gestione dell’emergenza idrica in città, e che ha scatenato una sorta di “guerra di numeri” con Palazzo Zanca. Anche perché troppe cose – non solo i conti – non tornano.
La risposta... in ritardo
Il primo elemento che “stona” è quello temporale. La nota della Regione è datata 5 settembre, ma è stata trasmessa al Comune solo giovedì, oltre venti giorni dopo, e solo attraverso la cabina di regia sull’emergenza idrica istituita dalla Regione stessa. Ma soprattutto, quel documento è la risposta – evidentemente tardiva – ad una richiesta che il sindaco Federico Basile aveva formulato il 16 luglio scorso, alla prima di due riunioni convocate dalla prefetta di Messina, Cosima Di Stani. Richiesta di fatto fatta propria dalla stessa prefetta, secondo la quale «l’uso idropotabile è prioritario rispetto all’uso irriguo». Due mesi dopo – altro che tempi emergenziali – la Regione arriva alla conclusione, secondo i dati rilevati il 18 luglio, che «non risulta una carenza idrica in danno al Comune di Messina». Abbiamo scherzato, insomma. Altra conclusione: lo stesso dipartimento regionale Acqua e Rifiuti «non ha la possibilità di sospendere e/o modificare i prelievi della società Bufardo e Torrerossa». Le uniche autorità a poter intervenire, dunque, sarebbero il sindaco e il prefetto. Certo, verrebbe da chiedere: il sindaco di quale città? Messina o Fiumefreddo, dove si trovano gli impianti? E il prefetto di quale provincia, Messina o Catania?
I dati
Il nodo centrale, però, è un altro: in base a quali dati il dirigente generale del dipartimento Acqua e Rifiuti, Arturo Vallone, e la dirigente del servizio, Francesca Spedale, affermano che Messina non soffre una reale carenza idrica? Il calcolo che i funzionari palermitani fanno è semplice: secondo il Piano d’ambito dell’Ati idrico «spetta al Comune di Messina una portata media annua di 980 litri al secondo», mentre l’Amam attesta che a giugno 2024 le portate erano di 1.010,33 litri al secondo. Insomma l’acqua c’è, più di quanto ne sarebbe prevista.
Ma è davvero così?
Primo elemento, evidenziato dal sindaco nella sua risposta: i 980 litri al secondo rappresentano il fabbisogno al consumo. Questo significa che Messina, per avere l’acqua h24, avrebbe bisogno di 980 litri al secondo. E quindi, se ne arrivano poco più di mille, di cosa ci si lamenta? Ed è qui l’inghippo, non si tiene conto dell’elemento chiave che caratterizza, in sostanza, tutte le città siciliane: le perdite. E cioè quel 50 per cento di acqua che, dalla portata originaria, si disperde lungo il percorso, prima di arrivare nelle case dei messinesi (circostanza ufficialmente arcinota, da anni, per la cui risoluzione è in corso un appalto da oltre 20 milioni di euro). Il conto è presto fatto, partendo da quanto l’Amam fattura ai cittadini: in totale 14 milioni di euro in un anno che, fatte le opportune divisioni, corrispondono a circa 443 litri al secondo. La metà esatta del fabbisogno. Di quei 1.010 litri d’acqua, quindi, dai rubinetti di messinesi, concretamente, ne viene fuori la metà. E non è sufficiente, fabbisogno alla mano.
La portata ridotta
È “solo” un problema di perdite? Non si era detto che quest’anno, a causa della siccità, è venuta meno all’origine la disponibilità di risorse idriche? È stato detto ed è effettivamente così. E l’Amam, il 30 luglio scorso, lo aveva anche comunicato al dipartimento regionale, nella stessa nota dalla quale si evince eul dato dei 1.010,33 litri al secondo di portata totale.
Da quel documento, firmato dalla presidente e dal direttore generale di Amam, Loredana Bonasera e Pierfrancesco Donato, emerge, grazie ad una tabella, che a giugno 2024 si è registrata la portata d’acqua più bassa di sempre. Il raffronto viene fatto rispetto agli ultimi anni: 1.282,99 litri al secondo nel 2021, 1.258,99 litri al secondo nel 2022, 1.308,17 litri al secondo nel 2023 e, appunto, 1.010,33 litri al secondo a giugno 2024.
Il decremento maggiore viene registrato proprio nell’impianto di Bufardo-Torrerossa, 200 litri al secondo in meno rispetto al 2021, oltre 100 rispetto al 2023. Ma un 10% in meno viene rilevato anche dalla Santissima, dai pozzi cittadini e dalle sorgive, con uno scenario di crisi (si era ancora a fine luglio) che ipotizzava che da quei 1.010 litri si potesse scendere ulteriormente a poco più di 700. In soldoni, scrive l’Amam il 30 luglio, «si registra una riduzione totale di circa 300 litri al secondo rispetto alle annualità precedenti».
Eppure per la Regione «non risulta una carenza idrica» a Messina. Lo scrive a inizio settembre, in base ai dati di metà luglio e lo comunica venti giorni dopo. Un’altra pagina surreale di questa crisi. L’ennesimo cortocircuito (casuale?) lungo la strada Messina-Palermo.
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