Un errore grossolano o una tattica per far slittare i tempi e mantenere l’effetto mediatico della causa contro la “Stretto di Messina”? È un interrogativo legittimo, alla luce di quanto accaduto ieri a Roma. La “svista” – quella commessa dal pool di legali che agiscono in nome e per conto di 104 cittadini – è stata troppo eclatante per non avvalorare quelle che sembrano ipotesi “dietrologiche”. Chi ha presentato ricorso, attivando l’azione inibitoria collettiva contro la società “in house” dello Stato italiano, si è dimenticato di notificarlo al pubblico ministero, così come stabilito per legge. E, dunque, quando i giudici della XVII sezione del Tribunale delle Imprese hanno aperto l’udienza, non hanno potuto fare altro che rinviare la causa al prossimo 8 novembre. I legali della “Stretto di Messina”, uno dei padri del Diritto civile italiano, il prof. Guido Alpa, e uno degli esperti amministrativisti più importanti a livello nazionale, il messinese Fabio Cintioli, hanno preso atto del rinvio, confermando «l’assoluta carenza di legittimazione» di questa iniziativa giudiziaria. L’intervento volontario Erano presenti a Roma anche gli avvocati Rizzo, Vadalà e Bagnato che hanno presentato memoria di intervento volontario a supporto della “Stretto di Messina”: «Il collegio difensivo degli intervenuti – spiegano i tre legali, che hanno ricevuto il mandato da 140 cittadini – era pronto a discutere la causa nell’interesse dei loro assistiti ma, per un inadempimento processuale dei ricorrenti, il Tribunale ha dovuto rinviare. I ricorrenti non hanno provveduto a effettuare la necessaria notifica del ricorso al pubblico ministero, come previsto dal terzo comma dell’art. 840 del Codice procedure civile». La richiesta dei ricorrenti Nel ricorso è stata chiesta «la cessazione immediata da parte della società “Stretto di Messina”, di ogni atto o comportamento pregiudizievole dei diritti e degli interessi collettivi e di ogni attività tendente all'approvazione del progetto definitivo ed esecutivo», accertando «la responsabilità della società e il danno ingiusto causato per la violazione del dovere di diligenza, correttezza e buona fede». La difesa della “Stretto” Nella memoria difensiva della “Stretto”, si punta a dimostrare l’assoluta «inammissibilità» dell’azione inibitoria e a confermare, invece, la piena trasparenza degli atti compiuti dalla “Stretto”, in virtù di quanto disposto dalla legge del maggio 2023, che è stata votata dai due rami del Parlamento e controfirmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la quale sono state riavviate le procedure per la progettazione e costruzione del collegamento stabile nello Stretto.