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Addio a Christian Argurio, ds preparato e giallorosso vero. Camera ardente a Novara i funerali a Messina

Dal 2000 in giallorosso come team manager ha maturato una grande esperienza anche in massima serie. Ha poi lavorato come ds in diverse società italiana ed estere. Era l'uomo fidato di Lo Monaco ora al Novara

Se fosse ancora qui tra noi, Christian Argurio avrebbe riempito gli spazi di questo articolo commentando, come tanto amava fare, con competenza gli sviluppi del campionato in corso, a cominciare dal Novara per il quale lavorava da otto mesi sino e soprattutto al Messina, squadra per la quale non ha mai smesso di tifare, nonostante la vita e le strade professionali lo abbiamo portato altrove a più riprese. Lontano dallo Stretto e persino fuori dall’Italia. Troppo presto, il destino e la vita, hanno tolto al mondo del calcio un direttore sportivo serio e preparato, un uomo umile e perbene, un dirigente capace di aggiornarsi, studiare e farsi trovare sempre pronto. Una persona leale in un ambiente di lupi e sciacalli. Un padre di famiglia attento.
Troppo presto un male improvviso ha sottratto Christian Argurio a tutti quelli che lo apprezzavano professionalmente e umanamente. E a lui magari la possibilità di tornare ancora a operare nella sua città, dove sarebbe tornato di corsa se ci fosse stata l’occasione di dare una mano per ripartire con un progetto solido e ambizioso. Non se lo sarebbe fatto dire due volte.
Amava ciò che faceva. Volontà, ricerca, rapporti umani e applicazione imperniavano la sua attività. Iniziata proprio dallo Stretto, senza badare alle mansioni, con entusiasmo e competenze. Con l’Fc che scalò le categorie sino alla Serie A fu impiegato da addetto stampa e team manager, per poi lavorare nell’area scouting di Udinese e Juventus, scoprendo profili come Luis Muriel. Acquisì il titolo di direttore sportivo, lavorando per Catania e Akragas, collaborando col Bari, poi in Croazia con Hajduk Spalato e Nk Istria, grazie all’amicizia con Sasa Bjelanovic. Tutte società che hanno voluto ricordarlo nelle scorse ore.
Ma il Messina era sempre nella sua mente. Era tornato da ds nel 2015 ma lasciò nel 2016 con le dimissioni di fine stagione sotto la gestione Stracuzzi. Nell’estate del 2021, con l’attuale proprietà e l’ingresso di Pietro Lo Monaco, accettò la sfida di allestire una squadra in fretta e furia, prendendo profili anche sconosciuti ma che sorpresero tutti, salvo poi andare via a gennaio, poco dopo il dg campano. Era il finale che nessuno voleva e si aspettava.
Proprio come quello che lo ha strappato a questa Terra a soli 52 anni. Un malore improvviso, il ricovero all’ospedale Maggiore di Novara, le preghiere e le speranze andate in frantumi. Proprio nelle ore in cui moriva Totò Schillaci. Altro dolore.

Domani, sabato 21 settembre, dalle 10.00 alle 12.00 camera ardente allo stadio Silvio Piola di Novara, all’interno dell’area hospitality. Poi la salva sarà trasferita a Messina dove saranno celebrati i funerali.

 

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