«Abbiamo inviato i nostri dati a Siciliacque, che sta verificando i quantitativi d’acqua ceduti e restituiti. Dopodiché presenteremo regolare fattura al Comune di Taormina». Per il sindaco Basile e l’Amam il “caso Taormina” è abbondantemente chiuso, anzi, a dirla tutta non è mai esistito. Resta aperto, invece, quello di Giardini Naxos, che ogni estate, dagli anni Novanta, riceve 5-8 litri al secondo da Messina, ma non ha mai pagato, accumulando un debito di 600 mila euro.
«Abbiamo esercitato il diritto di recesso dal piano di rientro del debito – spiegano all'unisono Basile e i vertici dell'azienda acque –, abbiamo presentato un decreto ingiuntivo e, questa è la novità, siamo in procinto di interrompere l'erogazione». Certo è che, in quest'estate così difficile, non sono mancati i veleni.
I rapporti con Taormina sono stati al centro di continue polemiche e ieri è stato di nuovo il sindaco ionico, ex sindaco di Messina, Cateno De Luca a tentare di porre l'ennesima pietra tombale. Tra le sue mani, stavolta, c'era un documento ufficiale di Siciliacque, firmato dal presidente dell'azienda che rappresenta uno dei tre vertici della triangolazione con Amam e Taormina che tanto ha fatto discutere.
Questo il passaggio chiave del documento firmato da Salvatore Castrovinci, che ricostruisce – ancora una volta – tutta la vicenda: «Il Comune di Taormina, nel corso del dicembre del 2023, ha richiesto a Siciliacque un incremento della fornitura idrica per l’aumento del proprio fabbisogno e la scrivente Società ha, da subito, evidenziato che l’incremento richiesto non poteva essere tecnicamente accolto stante la portata dell’attuale acquedotto al punto di consegna. In quest’ottica il Comune di Taormina ed Amam hanno proposto una soluzione tecnica alternativa poi accolta nell’ambito dell’accordo del 27 marzo 2024.
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