È chiusa l’inchiesta sulla gestione del Consorzio Rete Fognante di Taormina, l’ente che si occupa dell’impianto fognario nella zona ionica, che a maggio aveva provocato un vero e proprio terremoto giudiziario con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di ex dirigenti, imprenditori e politici, incentrata nei confronti di quattro persone: una misura interdittiva della sospensione dalle funzioni, articolata in maniera diversa a seconda del ruolo ricoperto. La pm Roberta La Speme ha infatti inviato ai tredici indagati l’atto di conclusione delle indagini preliminari. Non è cambiato rispetto a maggio il quadro delle ipotesi di reato contestate, che sono corruzione, turbativa d’asta, falso, truffa e inquinamento ambientale, per una serie di vicende gestionali pregresse del CRF che i finanzieri di Messina e i poliziotti di Taormina focalizzarono nel corso di una lunga indagine. A maggio il gip aveva disposto la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un ex dirigente del Consorzio Rete Fognante di Taormina, Giuseppe Caudullo, e poi il divieto temporaneo per due imprenditori della provincia di Messina, il taorminese Angelo Oliveri e il giardinese Sebastiano “Nellino” Sgroi, e un professionista, l’ingegnere taorminese Oscar Alberto Aymà, già dirigente dell’Ente, di contrarre con la Pubblica amministrazione. Tra gli indagati che hanno ricevuto l’atto di conclusione delle indagini preliminari ci sono pure l’ex sindaco di Taormina Mauro Passalacqua, nella sua posizione amministrativa, l’imprenditrice taorminese Patrizia Savio, che tra l’altro è la rappresentante legale della ditta “Echo Beach”, l’imprenditore taorminese Francesco Cipolla, e poi Antonio Culoso (Castelmola), Orazio Luigi De Maria (Giardini Naxos), Fabio Maccarrone (di Piedimonte Etneo), Veronica Spoto (Gaggi), Giuseppe Sterrantino (di Calatabiano, residente a Fiumefreddo), e Giovanni Taliò (Taormina). Rispetto a questo quadro c’è una novità però. I giudici del tribunale del riesame di Messina, accogliendo le due istanze depositate dal suo legale, l’avvocato Corrado Rizzo, hanno revocato la misura interdittiva per un anno a carico di Caudullo: fermo restando il quadro indiziario, scrivono che per il ruolo che ricopre attualmente al Comune di Castelmola, quale addetto al servizio di protocollo informatico e smistamento della posta, non si profilano «in concreto nuove occasioni di reato».