La saga continua. E a Giostra in questi giorni il clima per forza di cose dev’essere piuttosto “teso”. Un paio di giorni fa qualcuno, di notte, ha sparato cinque colpi di pistola contro l’auto del quarantenne Giovanni Laganà, che è il proprietario dell’abitazione di via Rizzo dove a giugno si è verificata in circostanze ancora poco chiare la tragica morte del 19enne Michele Lanfranchi. A quanto pare s’è sparato accidentalmente un colpo di pistola con una 7.65 con matricola abrasa, che aveva comprato qualche giorno prima al mercato clandestino. Mentre la mostrava ai suoi amici. Un colpo devastante esploso dal basso verso l’alto che non gli ha lasciato scampo. Ma l’inchiesta sul caso non è ancora conclusa.
A questo attentato che complica ulteriormente il quadro investigativo sulla vicenda ci stanno lavorando i carabinieri, che sono intervenuti l’altra notte subito dopo il fatto.
A giugno gli stessi familiari di Lanfranchi, in via Rizzo, a Giostra, avevano rimosso “l’altare” che era stato realizzato dopo la tragedia. Era stato il questore Annino Gargano ad invitare i familiari a rimuovere tutto, dopo un’interlocuzione con la prefetta Cosima Di Stani e il sindaco Federico Basile, programmando poi la presenza sul posto per coordinare tutto di polizia, carabinieri, vigili del fuoco e vigili urbani. E sempre a giugno s’era consumato un altro capitolo della saga, quello relativo al rito funebre del diciannovenne, svoltosi al Gran camposanto. Non c’erano state prescrizioni specifiche di divieto perché non si trattava di fatti di mafia, ma i fari della Questura si erano accesi su due episodi ben precisi accaduti in quei frangenti: per il “corteo” con decine di motorini al seguito la Questura aveva trasmesso tutti i dati acquisiti in quelle ore con una serie di singole segnalazioni alla Polizia municipale, per le violazioni del Codice della strada commesse dai mezzi a due ruote praticamente “occupando” l’intera via Catania davanti al Gran camposanto, paralizzando a lungo il traffico; e invece per l’aggressione subita da un cittadino che si trovava davanti all’ingresso del Gran camposanto per motivi privati, la Mobile aveva trasmesso in Procura una dettagliata informativa sugli aggressori.
Intanto l’inchiesta, in Procura, gestita dalla sostituta Liliana Todaro, va avanti. Ci stanno lavorando gli investigatori della Squadra mobile. C’è tutto un quadro di accertamenti ed esami che dovrebbe essere in dirittura d’arrivo. Il responso ufficiale dell’autopsia, gli esami balistici sulla pistola, i rilievi della polizia scientifica sul luogo della tragedia e gli esami stub sui presenti, e da ultimo le operazioni peritali effettuate a Catania, nel laboratorio di chimica della polizia scientifica, dove è stato esaminato il materiale prelevato sotto le unghie delle mani del giovane e l’esame di alcune tracce di sangue che sono state raccolte dagli investigatori.
Per questa vicenda la pm Todaro ha iscritto nel registro degli indagati, come atto dovuto per garantire la possibilità di prendere parte agli esami irripetibili, il proprietario dell’abitazione dove tutto è accaduto quel tragico sabato sera. Si tratta proprio del quarantenne Giovanni Laganà. Che adesso ha un’auto bucata con
Messina, caso Lanfranchi a Giostra: spari contro l'auto di Laganà
A questo attentato che complica ulteriormente il quadro investigativo sulla vicenda stanno lavorando i carabinieri, che sono intervenuti quella notte subito dopo il fatto
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