Il 18 luglio del 2023 alla Fondazione Lucifero erano tempi piuttosto movimentati, da mesi infuriavano le polemiche sulla gestione, e quella mattina arrivarono i carabinieri per sequestrare atti, documenti e materiale informatico, su delega della Procura di Barcellona.
Dalle otto contestuali informazioni di garanzia nei confronti dei componenti dei vari consigli di amministrazione che si erano susseguiti nell’ultimo triennio, si comprese che il procuratore di Barcellona Giuseppe Verzera indagava addirittura per riciclaggio, ipotizzando che la “faccia pulita” della Fondazione fosse servita in passato a qualcuno per ripulire capitali “sporchi”.
Ma dopo un anno d’indagine e una serie di accertamenti economico-finanziari non è emerso nulla di rilevante sul fronte dell’ipotizzato riciclaggio, fatto che ha portato il procuratore Verzera a chiedere l’archiviazione del procedimento, accordata dal gip di Barcellona Giuseppe Caristia.
Quindi procedimento archiviato per gli ex presidenti Vincenzo Ciraolo, Maria Teresa Collica e Franco Scicolone, e per gli ex consiglieri Gioacchino Puglisi, Santo Colosi, Rosalia Schirò, Francesco Iannucci e Delfina Guidaldi.
Scrive il gip Caristia che per un verso «le premesse di ordine fattuale e le motivazioni di carattere giuridico poste dal pubblico ministero a fondamento della richiesta appaiono pienamente condivisibili». E poi che «... non si apprezzano nel compendio investigativo elementi da cui desumere la sussistenza del reato ipotizzato, con la conseguenza che non si ravvisano elementi tali da consentire di formulare una ragionevole previsione di condanna».
Scrive però ancora il gip che «... all’esito dell’attività di indagine espletata non vi sono evidenze di sorta da cui desumere che dalla “Fondazione Barone Giuseppe Lucifero di San Nicolò” siano transitati capitali di provenienza illecita o comunque ignota, ravvisandosi solo una cattiva gestione del patrimonio immobiliare dell’ente».
Quindi le indagini - spiega il gip -, hanno fatto emergere una cattiva gestione dell’ente benefico, ma «... in relazione alla predetta mala gestio, non sono emersi elementi di cointeressenza con gli affittuari , né tanto meno il perseguimento di interessi personali idonei a disvelare la sussistenza di un atteggiamento doloso degli indagati».
La mattina del 18 luglio 2023, intorno alle 8, due pattuglie dei carabinieri raggiunsero il palazzo della Baronia, sede della Fondazione, e dopo aver fatto uscire il personale in servizio iniziarono la ricerca della documentazione cartacea e informatica “inerente all’impiego e alla provenienza delle risorse economiche dell’ente”. Con l’ausilio di un esperto informatico, furono sequestrati da tre computer gli hard disk e poi tanto materiale cartaceo, una trentina di faldoni, e in particolare contratti di affitto dei terreni di proprietà della Fondazione, delibere approvate dal Consiglio di amministrazione, determine adottate dalla segreteria generale e altra documentazione.
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