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Il Comune di Messina vuol bloccare l’iter del “Grattacielo”, l’edificio di 22 piani previsto al largo Avignone

Il 6 agosto scorso la doccia fredda per progettisti e soci di un'operazione che da tempo è comunque alla ricerca di finanziatori. Il Genio civile pone dei paletti sulla questione sismica

Una vicenda che sembrava dimenticata. Del grattacielo di largo Avignone non si parlava e scriveva più da tempo. Ora si riaccendono i riflettori con una serie di atti che potrebbero mettere una pietra tombale sull’iter dell’ambizioso edificio. Anche se i progettisti gettano acqua sul fuoco e parlano di fase interlocutoria. Si tratta – va sottolineato – di una delle opere di edilizia privata di cui maggiormente si è discusso negli anni, prima del “silenzio” di questi ultimi mesi.

Un grattacielo di ventidue piani, ubicato in via Cesare Battisti, all'isolato 96, in quel largo Avignone che custodisce parte della storia della città (legato alla presenza missionaria di Sant’Annibale Maria Di Francia). Un progetto che ha previsto anche il recupero della facciata settecentesca del vecchio edificio su via Porta Imperiale. Ripercorriamo le tappe e vediamo cosa è successo nelle ultime settimane.

La comunicazione di “inizio lavori” risale al 2017 ma la richiesta di proroga sino al 2027, tramite il silenzio assenso, a concessione quasi scaduta, è di qualche mese fa. Tra il 2017 e i mesi scorsi solo un carteggio con il Comune e con gli enti che hanno competenza specifica, con passaggi anche nelle aule della Giustizia amministrativa che diede ragione ai privati.

Il 6 agosto scorso la doccia fredda per progettisti e soci di un'operazione che da tempo è comunque alla ricerca di finanziatori. Il Genio civile pone dei paletti sulla questione sismica: scrive, in sostanza, che prima dell'inizio dei lavori risulta necessario ed indispensabile trasmettere il progetto al portale di edilizia simica, classificando l'intervento come di maggiore rilevanza e richiedendo l'autorizzazione all'apertura dei cantieri. In parole povere, ci vogliono diversi calcoli e nuovi studi.

Basta questo “stop”, aggiunto ad una serie di dubbi e perplessità già manifestate dal Comune, per far scattare nei giorni scorsi l'avvio dell'annullamento del silenzio assenso del titolo edilizio. Si legge, infatti, nel provvedimento stilato dal Dipartimento di Edilizia privata del Comune: «In quanto il procedimento manca a tutt'oggi degli adempimenti da intraprendere in materia sismica». Naturalmente, c'è tempo per impugnare l’atto, presentando osservazioni e studi richiesti.

Il presupposto e l'efficacia dell'istituto del silenzio assenso (che i progettisti si erano autoprorogati sino al 15 ottobre del 2027), scrive il Comune, è legittimo esclusivamente qualora il procedimento sia in possesso di tutti gli atti di assenso comunque denominati rilasciati dagli enti coinvolti. E Palazzo Zanca, nello stesso provvedimento, ribadisce una serie di perplessità.

A piano terra della costruzione viene previsto «un portico di uso pubblico che non risulta completamente aperto ed accessibile su tutti lati, come prescritto». Il progetto prevede «la realizzazione di un piano destinato a parcheggio a quota 50 metri in deroga al volume edilizio non consentito». Occorre, inoltre, «perfezionare il pagamento degli oneri concessori».

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