Alle rivendicazioni dei sette lavoratori della fallita Tirrenoambiente spa, che sospesi dal dicembre dello scorso anno chiedevano da mesi di essere reintegrati, ha risposto il curatore fallimentare, Angelo Vitarelli, con una breve nota: «Essendo cessata l’attività d'impresa e non sussistendo i presupposti per la sua riattivazione, sono spiacente di comunicare la mia determinazione di sciogliervi, ai sensi dell’art. 72 legge fallimentare e con effetti dal ricevimento della presente, dal rapporto di lavoro». Ha poi aggiunto che ad autorizzare l’esercizio della facoltà di concludere il rapporto di lavoro è stato il giudice delegato del fallimento, con decreto del 30 luglio scorso, in sostituzione del Comitato dei creditori.
La decisione di licenziare i sette che fino all’ultimo hanno chiesto alla prefetta di Messina Cosima Di Stani di essere reintegrati, senza peraltro ricevere alcun riscontro, non li ha lasciati indifferenti. E il sindacato Fiadel, con il segretario provinciale di categoria Ferdinando Vento, ha annunciato che le modalità con cui si è giunti al licenziamento saranno oggetto di impugnazione dapprima all’Ispettorato del lavoro e poi dinanzi al giudice del lavoro.
I lavoratori hanno chiesto da mesi di essere reintegrati per garantire la manutenzione dell’area della dismessa discarica e consentire il corretto emungimento del percolato prodotto dalla putrefazione dei rifiuti. Anche perché con la sospensione dal lavoro, a svolgere attività di manutenzione sono state incaricate ditte private.
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